La Global Minimum Tax ha fatto un ulteriore passo in avanti attraverso un nuovo voto di approvazione presso il Parlamento Europeo. Il consesso non solo ha approvato l’impostazione, ma ha anche apportato una serie di modifiche utili in modo particolare ad introdurre meccanismi di lotta all’elusione della norma. L’obiettivo è chiaro: questa volta la Global Minimum Tax deve andare a segno, deve scalfire l’intoccabilità dei grandi gruppi internazionali e deve finalmente dimostrare di poter drenare risorse per gli Stati coinvolti.
Global Minimum Tax
503 i voti a favore, 46 i contrari e 48 le astensioni registrate. Il Parlamento ha dunque approvato il testo approntato in sede di Commissione Europea, ma al tempo stesso ha “chiesto l’introduzione di una clausola di riesame della soglia dei ricavi annuali (oltre la quale una società multinazionale sarebbe soggetta all’aliquota minima) e una valutazione d’impatto della legislazione sui paesi in via di sviluppo”. I deputati, in particolare, “intendono ridurre anche alcune delle esenzioni proposte dalla Commissione e limitare le possibilità di abuso con l’introduzione di un articolo specifico contenente misure atte a contrastare i meccanismi di evasione fiscale“.
La percezione che ha smosso questo meccanismo è chiaro: quando si acquista online, magari scegliendo tra le offerte di Amazon, si toglie mercato ai negozi di prossimità ed alle grandi catene di distribuzione in loco, ma al tempo stesso non è chiaro il motivo per cui tale operazione debba portare a profili di tassazione estremamente ridotti rispetto agli operatori tradizionali. La Global Minimum Tax interviene su questo aspetto riducendo le differenze e definendo un terreno comune utile ad una tassazione globale delle grandi compagnie multinazionali. L’esempio di Amazon vale ovviamente per Google, Facebook, Apple, Microsoft ed ogni altro grande gruppo che, superata una specifica soglia di fatturato, andrà a rientrare in quel regime che richiede il 15% di tassazione globale minima sulla quale ogni Stato potrà costruire il proprio profilo.
Addio ai paradisi fiscali, o almeno questo è l’obiettivo da quando la “web tax” è entrata nel dibattito sulla fiscalità internazionale: la tassa ha fatto un ulteriore passo avanti e si passa ora al vaglio del Consiglio Europeo da cui potrà scaturire l’approvazione definitiva.