General Motors (GM) ha deciso di abbandonare la sua campagna pubblicitaria ospitata su Facebook , che a quanto pare non avrebbe dato i frutti desiderati.
GM sarebbe giunta, secondo fonti del Wall Street Journal confermate da altri report , alla decisione di non investire più in advertising sulla piattaforma in quanto non risulterebbe conveniente .
Avrebbe d’altra parte deciso di mantenere la propria pagina Facebook, per cui spende ogni anno circa 30 milioni di dollari, che non finiscono tuttavia nelle tasche del social network, ma per retribuire redattori e addetti ai lavori.
La scelta di GM non rappresenta un segno confortante né per Facebook né per il mercato azionario, che sta per scommettere sul valore del social network, pare ignorando del tutto la paura di una nuova bolla finanziaria legata ai siti Internet. All’orizzonte, infatti, vi è l’offerta pubblica iniziale ( initial public offering , IPO ) di Facebook che dovrebbe portare il sito in blu a fare un esordio da record, raggiunto finora solo da 13 aziende tra cui Visa, AT&T e la stessa General Motors.
Gli elementi di criticità e di rischio per Facebook e gli investitori tuttavia non mancano: come riferito già dal social network stesso c’è il rischio di “cambiamento nei sentimenti degli utenti nei confronti della qualità e dell’utilità dei nostri prodotti o i dubbi legati a privacy e condivisione”, movimento in una certa qual misura confermato dalla decisione di GM.
Sulle stesse prospettive di GM, d’altronde, secondo un analista Forrester , starebbero ragionando anche altre aziende: c’è il rischio adesso di un effetto a catena, anzi quasi a valanga, che potrebbe rischiare di lasciare Zuckerberg a secco di inserzionisti importanti.
D’altra parte studi terzi mostrerebbero un indice di clickthrough pari a solo lo 0,051 per cento per il social network contro lo 0,4 per cento delle inserzioni ospitate dal circuito di Mountain View Google Display Network . Anche per questo Facebook, per cui l’advertising tra il 2009 e il 2011 ha rappresentato una quota compresa tra il 98 e l’82 per cento dei suoi introiti, sta pensando a diversi nuovi sistemi di marketing e valorizzazione dei suoi inserzionisti.
Claudio Tamburrino