Ferve l’attività di Petko pdp Petkov, ormai celebre esperto di sicurezza informatica: dopo aver svelato una falla nel formato PDF e una di Windows XP , questa volta è toccato a Gmail, il servizio di posta elettronica gratuita offerto da Google . Mediante un banale codice inserito in un sito, Petkov sostiene di essere in grado di guadagnare l’accesso ad una casella di posta e duplicarne il contenuto su un server remoto.
Per il momento non sono stati diffusi i dettagli sulla vulnerabilità. Una sommaria descrizione del suo funzionamento è stata tuttavia fatta sulle pagine di ZDNet : la vittima sarebbe un comune navigatore, che surfa la rete mentre è già connesso all’interfaccia web di Gmail. Visitando un sito, grazie ad una tecnica nota come cross-site request forgery ( XSRF ), al suo browser possono venire impartite delle istruzioni per realizzare un filtro nella casella di posta .
Tutte le email indirizzate ad un particolare destinatario, o magari quelle contenenti un allegato, vengono indicizzate da questo filtro: tra le varie funzioni di quest’ultimo, può anche esserci quella di inoltrare la posta ad un indirizzo specificato . In questo modo l’attaccante otterrebbe copia conforme di tutta la corrispondenza della vittima, almeno fino a quando il malcapitato non rimuova il filtro incriminato.
Non si tratta neppure di una idea originale. Un buco molto simile era stato scoperto a gennaio , e aveva causato non pochi grattacapi ai tecnici di BigG.
Un periodaccio per gli esperti Google, che a quanto pare devono fronteggiare qualche problemino residuo su Google Groups , un buggetto che riguarda i sistemi di indicizzazione venduti alle aziende, e anche un’incertezza nel celebre applicativo per la gestione delle immagini Picasa .
“Google prende molto sul serio le questioni di sicurezza, e risolveremo rapidamente tutti i problemi identificabili” ha dichiarato a The Register un portavoce di BigG. Ma la sfida appare improba: “Anche spendendo centinaia di milioni di dollari, non riusciranno mai a mettersi totalmente al sicuro” spiega Robert Hansen, CEO di secTheory . In effetti i sistemi sono pur sempre gestiti da esseri umani , fallibili per natura come chiunque altro: e i vari modelli di sviluppo web 2.0, spesso focalizzati sul funzionamento incrociato e contestuale di soluzioni diverse da fonti e piattaforme diverse, di certo non aiutano .
Luca Annunziata