Passato più di un anno dall’ episodio che ha portato il motore di ricerca statunitense fuori dalla Cina, è ancora Gmail ad accendere la disputa tra Mountain View e Pechino: Google accusa nuovamente il Governo cinese per i problemi che sta riscontrando nell’accedere al suo servizio email nel Paese.
Nelle ultime settimane alcuni utenti cinesi avevano protestato per le interruzioni di servizio di Gmail.
Google ha riferito di non aver individuato nessun guasto tecnico alla base del problema, e ha parlato di “un blocco governativo accuratamente studiato per sembrare un problema di Gmail”.
Alcuni di questi episodi sembrano legati a quanto già pubblicizzato da Google con un post sul suo blog , in cui riferiva dello sfruttamento di alcune vulnerabilità Windows MHTML ( individuate a fine gennaio ) per “attacchi politicamente motivati contro nostri utenti, in cui gli attivisti crediamo siano stati un bersaglio specifico”.
Anche la tempistica del disservizio sembra puntare il dito contro Pechino: diverse le forme e i tempi che ha avuto, ma è coinciso con una campagna online di protesta , legata a quelle in atto nei paesi nord africani in subbuglio.
Contemporaneamente i contenuti di siti stranieri, già solitamente contrastati dalle autorità, hanno subito negli ultimi mesi blocchi più frequenti , così come ad una censura più stretta sono stati sottoposti i siti domestici.
Con una davvero spiacevole coincidenza, poi, sembrerebbe inaccessibile agli utenti cinesi anche il servizio “people finder”, che Google ha messo a disposizione per aiutare a raccogliere informazioni sulle persone disperse dopo il terremoto e lo tsunami che ha colpito il Giappone.
Claudio Tamburrino