Washington (USA) – Con 56mila dollari di spesa l’attore Sean Penn ha deciso di intervenire nel dibattito politico sulla guerra in Iraq e sulle tensioni con l’Iran, acquistando una pagina pubblicitaria sul Washington Post. Una pagina con cui accusa il presidente Bush di minacciare le libertà civili e impedire il libero dibattito.
Penn, la cui lettera è stata oggetto di un notevole attacco satirico riportato qui sotto, chiede nella missiva che sia fermata la logica del rispondere con le “bombe alle bombe, con le uccisioni alle uccisioni”. La lettera di Penn si concentra in particolare sulla manipolazione dei media, sulla diffusione della paura, sulla marginalizzazione delle critiche, tutti problemi che secondo Penn l’amministrazione Bush ha sollevato ed estremizzato, con conseguenze pesanti sui diritti civili. E tutto in funzione di una politica estera che Penn considera spregiudicata.
Tutto questo, di una serietà estrema, è stato tradotto in un pezzo satirico che gira in rete in queste ore, che prende di mira Gmail e lo stesso Penn, e che riproponiamo (sintetizzato) qui sotto:
Se quella lettera non l’avesse firmata un personaggio noto per la propria eccentricità, l’attore Sean Penn, i lettori del Washington Post due giorni fa si sarebbero senz’altro meravigliati nel vedere una pagina pubblicitaria del quotidiano interamente dedicata ad una singolare missiva che Penn ha scritto ad uno sconosciuto.
A quanto pare Penn avrebbe atteso la bellezza di un anno e mezzo per ricevere un invito ad aprire un account su Gmail , il servizio di posta elettronica di Google che si può sottoscrivere solo dietro invito di un altro utente. Troppo: in tutto questo tempo qualcun ha registrato l’indirizzo seanpenn@gmail.com. Ed è questo ad aver fatto alterare il notissimo regista e attore.
Nella sua incandescente missiva, Penn invita chi ha registrato quell’account di farsi vivo immediatamente “piuttosto che affondare nella vergogna e nell’ignominia della frode”. A detta di Penn, ciascuno ha il diritto di essere rappresentato sul World Wide Web, che considera “lo strumento di comunicazione di questo secolo e oltre”. Da qui a considerare un affronto l’apertura di quell’account il passo è evidentemente breve.
“Egregio o egregia – scrive Penn – se solo avessi visto la rabbia e la delusione che mi si sono disegnati sulla faccia quando ho scoperto che gli indirizzi SeanPenn@gmail.com, Penn@gmail.com, SPenn@gmail.com, Penn.Sean@gmail.com e SeanPennRules@gmail.com erano stati tutti presi. Se solo avessi sentito il mio cuore saltarmi in gola quando ho capito che anche Seanpenn@gmail.com non avrebbe funzionato perché gli indirizzi Gmail non sono case-sensitive. Se solo avessi sentito il mio grido di angoscia quando in un ultimo, disperato tentativo, ho digitato Spicoli@gmail.com solo per essere nuovamente rifiutato fino a quando finalmente sono stato forzato ad accettare l’abominevole Sean.Penn20061@gmail.com”.
Insomma, una disperazione a tutto campo, condita da una notevolissima dose di ingenuità. Eppure Penn avverte “l’intruso” che non intende in alcun modo rivalersi su di lui, ma solo conoscerlo e proporgli di accompagnarlo in Iraq per “imparare una dura lezione, di vita vera, sulla devastazione creata da falsi pretesti, ingiustizia grossolana e errata applicazione del potere”.