L’ultimo bollettino di aggiornamento delle attività dell’autorità Antitrust comunica una indagine molto importante di questi tempi, poiché inerenti le raccolte fondi attraverso la piattaforma GoFundMe (quella nota per l’iniziativa “Coronavirus – Rafforziamo la terapia intensiva” avviata dall’influencer Chiara Ferragni e dal cantante Fedez in favore dell’ospedale San Raffaele di Milano). Per avere un’idea della dimensione del fenomeno, questa sola campagna ha già raccolto oltre 4,4 milioni di euro da parte di oltre 200 mila donatori.
Anche una piccola donazione può fare la differenza. Siamo in stretto contatto con i medici dell’ospedale San Raffaele di Milano. I fondi raccolti saranno direttamente devoluti all’ospedale per il rafforzamento della terapia intensiva.
Tuttavia c’è qualcosa che non torna agli occhi dell’AGCM: “Dalle informazioni acquisite d’ufficio e dalla segnalazione di un consumatore, è emerso che taluni comportamenti, realizzati dal professionista, potrebbero integrare fattispecie rilevanti ai sensi del Codice del Consumo“.
L’indagine è partita dalla segnalazione di un utente ed è relativa alla gestione delle commissioni che viene impostata dall’utente che avvia la campagna di raccolta fondi.
Il sistema di commissioni di GoFundMe
Lasciamo la descrizione dei fatti alla descrizione dell’Autorità Garante per la Concorrenza sui Mercati:
- entrando nel sito della Piattaforma, nella prima schermata, il claim principale sulla sinistra afferma “Raccogli fondi per ciò che ti sta a cuore. Non ci sono costi*”. La nota richiamata dall’asterisco specifica, nella parte inferiore dello schermo, con una frase in caratteri peraltro molto ridotti, che “vengono applicate tariffe standard sulle transazioni con carta di credito e di debito”. Inoltre, scorrendo la schermata principale del sito e in fondo alla stessa è possibile cliccare su “come funziona”, da cui si apre una pagina dove si legge “Veloce, gratuito e sicuro”;
- scorrendo la home page del sito si trovano le “Campagne del momento” ciascuna delle quali ha uno specifico spazio dedicato, cliccando sulla singola campagna il consumatore che volesse fare la donazione apre una pagina ove legge la finalità della raccolta e trova sulla destra l’icona “Fai una donazione”;
- cliccando su “Fai una donazione”, si apre una schermata che specifica “Inserisci la tua donazione”, con lo spazio per l’importo che il donatore vuole indicare con “(vuoto),00 euro”. Sotto tale spazio per la cifra da donare si legge “GoFundMe continuerà a offrire i suoi servizi gratuitamente, finanziandosi grazie ai donatori che lasceranno qui un libero importo”. Ancora sotto vi è la frase “Grazie per il contributo facoltativo di:” e accanto un box a tendina con già preselezionato, nel caso usato ad esempio, “10%”;
- il consumatore che si accorgesse di poter deselezionare l’importo deve cliccare a destra del box dove è inserita la percentuale così da aprire la tendina nella quale, scorrendo, si trovano varie percentuali e, in fondo, anche la parola “Altro”. Cliccando su “Altro” solo allora è possibile inserire la cifra zero e non pagare alcuna tariffa.
GoFundMe: la commissione sia una libera scelta
Al gruppo GoFundMe Ireland Inc. viene pertanto richiesto di regolarizzare immediatamente la propria posizione in questa fase cruciale della lotta al Coronavirus poiché
i comportamenti oggetto di contestazione appaiono idonei a indurre il consumatore medio all’assunzione di decisioni di natura commerciale che altrimenti non avrebbe preso, sulla base di una ingannevole rappresentazione della realtà circa la gratuità dei servizi offerti e di una modalità aggressiva di preselezione della percentuale di contributo al sito su ogni donazione.
Tutto ciò proprio nel momento in cui le raccolte fondi sono particolarmente importanti e la piattaforma è stata resa particolarmente nota dall’iniziativa dei Ferragnez. L’Antitrust in particolare chiede che la percentuale di commissione venga preselezionata sul valore “zero” e che entro 3 giorni venga consegnata all’AGCM una relazione precisa sulle azioni intraprese a risoluzione di questa formula ingannevole. In caso di inadempienza scatteranno sanzioni ed il possibile blocco della piattaforma, elemento che nessuno si augura in questa fase tanto delicata di lavoro per l’incremento dei posti in terapia intensiva su tutto il territorio nazionale.