Washington (USA) – Pugno di ferro contro le società che abusano degli adware: questo è la minaccia della US Federal Trade Commission ( FTC ). Il commissario FTC, Jon Liebowitz, ha dichiarato che d’ora in poi la lotta contro gli adware che tracciano gli utenti e attivano pop-up pubblicitari indesiderati sarà senza tregua.
“Questo impegno penso che possa dare buoni risultati. Biasimare pubblicamente le aziende che investono in questo settore potrebbe trasformarsi in un beneficio per i consumatori”, ha confermato Liebowitz durante l’ultimo evento organizzato dalla Anti-Spyware Coalition . La nuova strategia governativa è proprio quella di svergognare pubblicamente le aziende, inficiando in qualche modo le loro campagne marketing moleste.
L’associazione di settore Network Advertising Iniziative ha tacciato l’iniziativa come “troppo drastica”. “Vi sono inserzionisti ben intenzionati che non sanno nel dettaglio dove le loro pubblicità compariranno. E’ facile criticarli, ma certamente tutto questo non risolve la faccenda”, ha dichiarato Trevor Hughes, executive director di NAI. “Il vero problema è il controllo di come la pubblicità viene gestita. Nella maggior parte dei casi le aziende si affidano ad operatori terzi”.
Per alcuni operatori non si tratta semplicemente di una questione di policy interna. Jules Polonetsky, vice presidente di AOL, è dell’idea che fare affidamento solo su gli intenti delle imprese o sulle promesse delle aziende terze – che si occupano materialmente delle campagne online – è una strategia vana. “In un mondo digitale come questo bisogna assicurarsi gli ogni modo che il proprio marchio non venga coinvolto in abusi. In fondo si tratta di mera responsabilità”, ha spiegato Polonetsky.
AOL, non a caso, nella sua policy interna non solo conferma di un non utilizzare adware, ma anche di preoccuparsi che le sue concessionarie pubblicitarie si comportino onestamente.
Insomma, le ultime iniziative anti-adware e anti-malware sembrano voler giocare la carta della pubblicità negativa. Informare costantemente i consumatori sull’operato delle aziende, e nel caso qualcuno si comporti male, dar vita a gogne mediatiche . La parola d’ordine è: “responsabilità” da parte delle imprese. Basterà?
Dario d’Elia