L’informazione, soprattutto su schermi mobile, deve fluire rapida e istantanea, senza tempi di caricamento che dissuadano gli utenti e li spingano a voltare pagina: Google ha annunciato l’avvio di Accelerated Mobile Pages, un progetto con cui mette a disposizione codice e istruzioni per rendere le pagine Web rapide come un tap.
Sviluppato nel contesto della Digital News Initiative, il progetto con cui Mountain View ha teso la mano ad editori europei ancora diffidenti nei confronti delle potenzialità e delle dinamiche del giornalismo online e del suo mercato, AMP non è che un pacchetto di tecnologie già affermate e proposte ora nel contesto di AMP HTML: il progetto, a cui hanno aderito già numerosi editori e numerosi partner quali Adobe, Twitter e WordPress, si è ora aperto a tutti coloro che vorranno implementare le sue specifiche, già messe a disposizione su Github .
AMP, ancora nelle fasi iniziali del proprio sviluppo, costituisce in sostanza un framework open per pagine statiche rispettoso nei confronti dei CSS, restrittivo nei confronti di JavaScript, e foriero di soluzioni volte a garantire advertising e strumenti di analytics nel quadro del prioritario obiettivo di abbattere i tempi di caricamento, supportato anche dai servizi di caching offerti gratuitamente dalla CDN di Google. Progressivamente si arricchirà di un ventaglio di soluzioni più flessibili per l’advertising (che Google vuole sostenibile, sicuro e non invadente), di soluzioni per integrare i meccanismi di paywall e di soluzioni più raffinate per il monitoraggio del traffico.
Per ora è disponibile una demo fruibile da dispositivi mobile che mette in mostra le pagine dei primi partner e dà dimostrazione dell’efficacia degli strumenti di AMP, che secondo le stime di Mountain View sono in grado di grado di ridurre i tempi di caricamento dal 15 all’85 per cento . I tempi di caricamento, ha ribadito Richard Gingras, a capo della divisione News di Google, sono determinanti per mantenere viva l’attenzione dell’utente, come dimostrano gli studi finora condotti in materia. E come dimostrano iniziative parallele quali Facebook Instant Articles, sono determinanti per catturare l’interesse dell’industria dell’editoria.
Nonostante Google dichiari per AMP un respiro più ampio, coerente con la missione di Mountain View di accelerare il Web tutto, sono numerosi gli osservatori che leggono nell’iniziativa un tentativo di competere con Facebook e con Apple , che con i rispettivi servizi promettono agli editori soluzioni per far fronte alle minacce tese alla monetizzazione rappresentate dall’ adblocking e dalle difficoltà di valorizzare il proprio traffico . Google, rispetto a questi ecosistemi chiusi , si ripromette di accogliere chiunque, non intende trarre alcun vantaggio diretto dall’adesione degli editori, non è alla ricerca di traffico per i propri siti né impone percentuali sui guadagni dell’advertising. Del resto, il business dell’advertising è già dominio della Grande G e si stima che DoubleClick detenga il 69 per cento del mercato per l’ambito dell’editoria.