L’ Information Commissioner’s Office (ICO) ha risparmiato a Google una multa, ma le ha imposto di adottare modifiche sostanziali alla policy relativa alla gestione dei dati degli utenti dei suoi servizi.
Il contenzioso tra l’azienda USA ed il garante britannico della privacy era iniziata più di tre anni fa, quando l’ICO aveva aperto un’indagine nei confronti di Google e delle modalità di raccolta e trattamento dei dati unificate per tutti i servizi della Grande G. Da allora ICO e Google hanno avuto diverse occasioni per confrontarsi: circa un anno e mezzo fa, l’ICO aveva imposto ai vertici di Google un primo ultimatum per adeguarsi al quadro normativo locale. Il garante britannico è intervenuto sulla licenza d’uso con cui – in generale – Google notifica agli utenti l’accesso ai loro dati personali e spiega cosa ne farà.
Secondo ICO, infatti, da quando Mountain View ha provveduto nel marzo del 2012 a riunificare 70 contratti di licenza sulla privacy relativi ai diversi servizi offerti, i suoi termini sono diventati “troppo vaghi”, in particolare per quanto riguarda quali dati personali sono utilizzati da Google e con chi sono condivisi.
Per le stesse ragioni, peraltro, prima la Spagna e poi altre autorità garanti della privacy europee come quella olandese , quella francese e quella italiana hanno multato Google e l’hanno costretta a mettere mano alla sua licenza sulla privacy.
ICO ha chiesto così che Mountain View, entro il prossimo 30 giugno, garantisca più trasparenza sulla gestione dei dati, anche riguardo ad eventuali terze parti che vi abbiano accesso, e migliori gli strumenti per gestire le informazioni che gli utenti mettono a disposizione.
Google ha già promesso che interverrà come richiesto dall’autorità del Regno Unito, offrendo ai propri utenti un servizio e un’informativa migliore.
Claudio Tamburrino