Google resta al centro dell’attenzione di diverse aziende, preoccupate che la sua supremazia nel settore della ricerca online possa comportare una forma di monopolio di cui Mountain View possa abusare: l’ultima in ordine di tempo a denunciarla è Mocality , azienda del Kenya che però ha portato prove di alcuni strani eventi vissuti negli ultimi anni.
La startup del Kenya, che si occupa di database per aziende e fondata sul crowdsourcing, ha accusato Mountain View di aver ostacolato il suo business . Negli ultimi due anni Mocality avrebbe notato un crescente numero di chiamate da aziende alla ricerca di un aiuto “per i loro siti Web”. Un servizio da essa non offerto.
La situazione ha messo dunque naturalmente sul chi vive Mocality che, investigando tra i propri server log, avrebbe trovato diversi accessi alla propria lista di contatti da parte di alcuni indirizzi IP collegati a Google .
Avuta questa informazione, l’azienda sarebbe riuscita a passare a coloro che accedevano da quegli indirizzi IP diversi falsi numeri di aziende, tutti collegati invece al proprio call center: le successive chiamate effettuate sono dunque state registrate e in esse si ascoltano alcune persone asserire di essere uomini di Google Kenya “che collaboravano con Mocality” e che offrivano un servizio di sviluppo siti Internet per aziende.
Le chiamate sarebbero arrivate a circa il 30 per cento del database di Mocality e sarebbero finite solo a dicembre, per ricominciare, stavolta provenienti da un call center indiano anch’esso collegato agli uffici locali di Google.
Le prove raccolte da Mocality sembrerebbero dunque dimostrare che Google, o qualcuno dei suoi dipendenti, avrebbe sfruttato il database dell’azienda per ottenere numeri telefonici di decine di migliaia di aziende locali, poi contattate con diverse offerte per lo sviluppo di siti Internet.
Google ha riferito che interverrà con un comunicato sulla vicenda appena avrà avuto modo di investigarla. Il problema è che, incidentalmente, Google ha lanciato a settembre un servizio destinato ad aiutare le aziende del Kenya a proiettarsi online.
Claudio Tamburrino