Google ha annunciato di star sperimentando un nuovo formato di advertising pensato specificatamente per la realtà virtuale : si chiamerà Advr e nasce dalla necessità di iniziare a pensare a come monetizzare i contenuti sviluppati per la realtà virtuale .
Proprio dagli sviluppatori, spiega d’altra parte Big G, è arrivato l’input di trovare un modo per finanziare le loro applicazioni VR. Ed è da questa necessità che ha iniziato a lavorare ad un nuovo possibile formato per la pubblicità che fosse nativo per la realtà virtuale mobile ma che non fosse eccessivamente intrusivo e soprattutto difficile da adottare.
Essendo un progetto non per il breve periodo e per il momento collaterale, il tutto nasce dal lavoro svolto all’interno dell’incubatore di startup di Google, Area 120, che prende il nome dal fatto che i suoi dipendenti spenderanno il 100 per cento del loro tempo per progetti solitamente relegati nel “20 per cento del monte ore”. A Mountain View è infatti consuetudine che i dipendenti abbiano a disposizione il 20 per cento del loro tempo per sviluppare progetti in piena autonomia.
Gli sviluppatori di Area 120 sono arrivati per il momento ad un semplice “cubo”, che gli utenti potranno incontrare negli ambienti di realtà virtuale esplorati, che potrà espandersi, nel caso di interazione con l’utente, in un tradizionale schermo più grande col quale veicolare la pubblicità. Pur mancando ancora i dettagli circa il suo concreto funzionamento ed esperienza dirette ad esso legate, già non mancano le critiche. In particolare, è difficile immaginare che il cubo, pur non essendo intrusivo, non rappresenti una distrazione rispetto all’esperienza immersiva promessa dalla VR e che non basti uno sguardo un po’ più prolungato sullo stesso per avviare il video anche per errore.
Nella stessa occasione, peraltro, Google ha inaugurato al pubblico proprio Area 120. O meglio, ha reso accessibile il modulo per richiedere di diventare parte del suo early access program attraverso l’esordio di un sito Web ad hoc .
Claudio Tamburrino