Google Android, svelato lo store

Google Android, svelato lo store

In vista del grande lancio del Googlefonino, BigG annuncia i primi dettagli sul sistema di distribuzione dei software realizzati da sviluppatori di terze parti. Tutto diverso da quanto mostrato da Apple
In vista del grande lancio del Googlefonino, BigG annuncia i primi dettagli sul sistema di distribuzione dei software realizzati da sviluppatori di terze parti. Tutto diverso da quanto mostrato da Apple

Roma – Tra kit di sviluppo privati e API tagliate via per motivi di sicurezza e mancanza di tempo, lentamente ma inesorabilmente Google Android si appresta a raggiungere il mercato, entro la fine dell’anno. Ad essere apparentemente già pronto è il servizio di digital delivery degli applicativi per il googlefonino , svelato per la prima volta via Android Developers Blog .

lo store Android Market , questo il nome del sistema, permetterà agli utenti di accedere alle appliance direttamente dagli smartphone, di scaricarle (eventualmente acquistare) e installarle senza ulteriori passaggi intermedi. Gli sviluppatori, d’altro canto, avranno la possibilità di distribuire i frutti del proprio lavoro con altrettanta facilità , dovendo affrontare i “tre semplici passaggi” della registrazione come venditori, l’upload dei contenuti e relativa descrizione e la pubblicazione.

Il sistema “fa leva sull’esperienza di Google nelle infrastrutture, la ricerca e la rilevanza nel connettere gli utenti con i contenuti creati dagli sviluppatori”, scrive il G-man Eric Chu sul blog di Android. Volutamente definito come un “mercato”, o bazar, più che uno store a là Apple, Android Market verrà ospitato sui capaci server di Mountain View e metterà a disposizione degli utenti (venditori e acquirenti) un sistema di feedback e rating non dissimile da quello già presente su YouTube.

Il confronto con l’ App store per iPhone è particolarmente significativo poiché, al contrario di quest’ultimo, Android Market (esattamente come YouTube) promette di non scremare in anticipo i contenuti ma di lasciare totale libertà di publishing e download ai netizen e ai professionisti del codice. E proprio come con YouTube una simile libertà di azione non dà garanzie sulla qualità o l’affidabilità media degli applicativi distribuiti.

Google è comunque fiduciosa, e parla di servizi aggiuntivi per i venditori come le statistiche per i download e strumenti specifici per la promozione delle appliance. Appliance che, almeno nella prima fase di beta di Android Market, saranno gratuite per l’utente finale, in prospettiva di offrire un vero e proprio marketplace di e-commerce per gli smartphone compatibili.

Il compito di fornire software di qualità al marketplace in via di apertura spetterà ai partecipanti del contest Android Developer Challenge che, dopo l’annuncio dei 50 finalisti di maggio scorso, arriva ora alla sua prima fase conclusiva con la premiazione dei primi venti vincitori, metà dei quali ha ricevuto in premio 275mila dollari e l’altra metà 100mila.

Tra le 20 migliori appliance che faranno parte della prima tornata di software in vendita su Android Market spiccano servizi quali cab4me , con cui la ricerca e persino la chiamata di un taxi in zona diventa un’operazione semplice come premere un tasto; Ecorio , per tenere sotto controllo la produzione individuale di anidride carbonica in perfetta ottica di ecosostenibilità; Life360 , il social networking di prossimità del Googlefonino. E ancora, mappe interattive e partecipative per turisti (Beetaun), sistemi di identificazione biometrica (BioWallet), player di musica in streaming (Diggin), misuratori di performance degli autoveicoli (Dyno), social networking avanzato (PebbleBox), eccetera eccetera.

il dispositivo E per quanto riguarda il googlefonino vero e proprio, Engadget è riuscita a mettere le lenti su quello che dovrebbe essere uno dei primi smartphone basati su Android a raggiungere il mercato: marchiato T-Mobile, il dispositivo mette in mostra una versione semi-definitiva dell’OS basato su Linux, con tanto di dashboard, visualizzatore di immagini e browser web. Foto sfuocate e “rubate” in anticipo sui tempi, ma che contribuiscono ad alimentare l’hype che il nuovo protagonista di peso del mercato mobile da tempo porta con sé.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
1 set 2008
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