Più passa il tempo e più Google Apps , la suite di produttività basata sul web che Google sta spingendo come strumento ideale (disponibile ad aziende e privati) per entrare nel nuovo, luccicante mondo del cloud computing , da corpo alla ferma volontà di Mountain View di competere con Microsoft sul piano del suo parco software più pregiato ed economicamente importante . Ed è una competizione, come dimostra il recentemente presentato Google Apps Sync for Microsoft Outlook , che tende principalmente a corteggiare i clienti a cui si chiede lo switch .
Così come viene presentato sul blog corporate dall’ingegnere software Eric Orth, Google Apps Sync servirà a rimuovere “un’altra barriera fondamentale” nell’adozione di Google Apps da parte delle aziende, permettendo di integrare in maniera trasparente e senza intoppi le e-mail, i contatti e i calendari di Microsoft Outlook con i server tra le nuvole di Google Apps . Si tratta in sostanza di un vero e proprio sostituto a Exchange , il software Microsoft per la condivisione e la collaborazione remota nel settore corporate.
L’add-on per Google Apps, offerto agli utenti delle versioni Premier (a pagamento) ed Educational (per le organizzazioni non-profit) della suite, fornisce secondo BigG un incentivo irresistibile a far cambiare piattaforma di produttività a tutti, impiegati e clienti, indipendentemente dalle proprie preferenze applicative: chi vorrà potrà continuare a utilizzare Outlook offline, ma nel frattempo la presenza di Apps Sync permetterà la sincronizzazione e il “backup” remoto di contatti, e-mail, appuntamenti e task con l’ulteriore vantaggio di potervi accedere da qualunque postazione connessa in rete.
Per Google la concorrenza spietata a Microsoft passa per parole come “integrazione” e “migrazione”, quest’ultima favorita anche da un tool per il trasferimento completo nelle nuvole di tutti dati di Outlook che non richiede più di due click da parte dell’utente. Sul blog ufficiale Google propaganda la bontà di Apps Sync riportando l’opinione di grossi nomi dell’hi-tech e del bio-tech, aziende del calibro di Genentech, Avago o alcuni importanti service provider statunitensi che ne esaltano la facilità e l’immediatezza di impiego lodando nel contempo il risparmio sui costi infrastrutturali dettato dalla sua adozione.
Risparmio dei costi: in una presentazione dedicata agli investitori, Andrew Kovaks e Dave Girouard di Google hanno sottolineato come la recessione economica stia grandemente favorendo la diffusione di soluzioni di cloud computing e “software-come-servizio” tra aziende e istituti educativi, con il 70 per cento delle università americane (secondo i dati forniti da Mountain View) in procinto di dare in outsourcing la propria infrastruttura di email, 1,75 milioni di clienti professionali già passati a Google Apps (su 15 milioni di utenti attivi totali) e “dozzine” di realtà che usano Apps con migliaia di impiegati al seguito.
I G-men ribadiscono che nel futuro di Mountain View c’è sempre più cloud computing, ma la corporation non dimentica di dedicare attenzione anche a tutta quella pletora di servizi e tool facenti parte del “pacchetto Google” standard. O di crearne di nuovi, come nel caso dell’applicazione per Mac OS X Google Quick Search Box che integra la possibilità di aggiornare il proprio stato su Twitter, oppure l’estensione delle possibilità di “traduzione universale” ( dopo Gmail ) a documenti locali, pagine web e articoli enciclopedici grazie a Google Translator Toolkit .
Alfonso Maruccia