Google Apps , la piattaforma telematica con cui Mountain View intende inglobare le applicazioni di produttività tradizionali e dare battaglia a Microsoft anche laddove Office viene ancora considerato indispensabile , avrà d’ora in poi una caratteristica esclusiva mai vista prima. Il nuovo contratto di servizio di Apps elimina qualsiasi riferimento a eventuali “periodi di downtime programmati”, promettendo l’accessibilità costante e senza intoppi dei vari componenti della suite.
La garanzia di accessibilità a prova di blackout integra la promessa – oramai tipica per ogni servizio online – di uptime del 99,9% già prevista in precedenza, e stando a quanto sostiene Google è la prima volta in assoluto che un’azienda fornisce – per di più “per contratto” – una simile rassicurazione.
E non di semplici parole si tratta, visto che Mountain View ha deciso di mettere nero su bianco la fornitura di giorni di servizio aggiuntivi a quegli utenti che non riuscissero – nonostante il nuovo contratto – ad accedere a documenti, calendario o fogli di lavoro fosse anche solo per pochi minuti.
Google si fida della propria infrastruttura al punto da non prevedere l’inaccessibilità di Apps nemmeno nei casi in cui occorresse aggiornare il software backend , con l’implementazione di caratteristiche aggiuntive da “spalmare” su milioni di utenze in contemporanea. L’infrastruttura distribuita di cui si è dotata Mountain View permette di spostare agilmente il carico di lavoro tra i vari data center, anche in casi di aggiornamento massivo del codice operativo.
Google promette l’abbattimento dei periodi di downtime, ma quanto è realmente affidabile la piattaforma telematica con cui la corporation intende traghettare l’informatica personale nell’era del cloud computing di massa? Per ora Mountain View si limita a dire che nel 2010 Gmail – il cuore pulsante di tutte le comunicazioni che passano per i server di Google – è stato raggiungibile per il 99,984% del tempo , per un totale di cinque minuti di downtime al mese e una affidabilità 46 volte maggiore – stima sempre Google – di Microsoft Exchange.
Alfonso Maruccia