Che Google sia una fucina di idee è innegabile e proprio per evitare che le intuizioni più valide lascino il Googleplex l’azienda sta cercando il modo di valorizzare appieno le intuizioni dei propri dipendenti: è risaputo che ai googler è concesso impiegare il venti per cento del proprio orario di lavoro per sviluppare progetti propri.
Per quanto singolare ed interessante questo modo di fare stimolava la creatività dei dipendenti senza però stabilire un canale di comunicazione con chi detiene il potere decisionale. Proprio per impedire lo spreco di idee il triumvirato a capo dell’azienda ha deciso di organizzare dei meeting su base periodica in cui i direttori dei vari comparti, che faranno da tramite verso i boss , illustreranno i progetti ritenuti vincenti, formulati dai loro sottoposti.
Il CEO Eric Schmidt ha spiegato questa decisione dicendo che non era più disposto a sopportare che idee molto valide cadessero nell’oblio e che d’ora in avanti sarà compito dei manager intermedi selezionare quelle migliori da sottoporre prima che cadano nelle mani della concorrenza.
Molte altre start-up della Valle sono oggi composte perlopiù da ex dipendenti di BigG. Un esempio su tutti: Facebook. (G.P.)