Prima di quello con Epic Games, Google aveva provato a concludere un simile accordo con Netflix. In base ai documenti mostrati durante il processo, l’azienda di Mountain View aveva proposto una commissione del 10% per ogni acquisto in-app, ma il tentativo è fallito.
Accordi esclusivi con alcuni sviluppatori
In base ai documenti e alle testimonianze, Google aveva offerto un “trattamento speciale” a Netflix nel 2017. In origine, quando Netflix poteva usare sul suo metodo di pagamento, la percentuale incassata dall’azienda di Mountain View per ogni abbonamento sottoscritto tramite app Android era pari al 3%, mentre la commissione era del 15% per i pagamenti effettuati con il Google Play Billing (GPB).
Prima di bloccare l’uso dei sistemi di pagamento alternativi, Google aveva proposto una commissione del 10%. Uno dei dirigenti di Netflix (Paul Perryman) ha confermato questo tentativo di accordo sotto giuramento. L’azienda leader mondiale dello streaming ha rifiutato la proposta. Gli utenti devono infatti usare il browser per completare la sottoscrizione. Netflix aveva stimato perdite per circa 250 milioni di dollari all’anno.
Un portavoce di Google ha dichiarato che le commissioni variano in base al tipo di contenuto. Il Google Play Media Experience Program prevede una commissione del 10% per app con musica, libri e video, ma questo sconto è stato introdotto nel 2021, ovvero circa quattro anni dopo l’offerta fatta a Netflix e un anno dopo la denuncia presentata da Epic Games.
Uno degli alleati dell’azienda guidata da Tim Sweeney era Spotify. La software house svedese ha tuttavia sottoscritto un accordo con Google per usare il nuovo User Choice Billing (UCB) che prevede una commissione del 26% per i pagamenti effettuati con metodo esterno.
Un avvocato di Epic Games sostiene che la commissione sia in realtà inferiore, ma i documenti non sono pubblici. In pratica, Spotify avrebbe ricevuto un trattamento speciale. Il processo riprenderà lunedì. Martedì ci sarà la testimonianza di Sundar Pichai.