Google Bard è ormai disponibile in diverse parti del mondo e continua a mostrare le abilità della Grande G nella realizzazione di un chatbot IA potenziato dal suo poderoso motore di ricerca. Purtroppo, però, in Italia ancora non c’è alcuna sua traccia. Si fa presto a spiegare le ragioni di questo ritardo nel lancio: stando a nuovi report, la società statunitense ha subito un alt da parte dell’Unione Europea per questioni correlate alla privacy. Niente lancio durante questa settimana, come pianificato da Google: il pubblico dovrà attendere ancora diverse settimane.
Google Bard arriverà tardi in Europa
Come ripreso da TechCrunch, il vice commissario della DPC (Data Protection Commission) irlandese, Graham Doyle, ha confermato che il gigante di Mountain View non avrebbe inviato tutte le informazioni necessarie agli occhi delle autorità del Vecchio Continente per sciogliere il groviglio di nodi relativi alla protezione dei cittadini e dei dati da loro condivisi. Il lancio fissato per questi giorni, pertanto, verrà posticipato a tempo indeterminato.
L’approdo di Google Bard in Italia e nel resto dell’Unione, secondo quanto dichiarato da un portavoce di Google, sarebbe dovuto avvenire lo scorso maggio, ma ogni sforzo della società si è rivelato inutile a causa del blocco imposto dall’Unione. Dunque, “come parte di questo processo, Google ha parlato con le autorità di regolamentazione della privacy per rispondere alle loro domande e ascoltare il feedback”.
Nel frattempo, la DPC non ha rilasciato alcun dettaglio riguardante le preoccupazioni specifiche sollevate dinanzi a Google nei recenti colloqui per il lancio dell’IA Bard: “La questione è in corso di esame da parte del DPC e condivideremo le informazioni con i nostri colleghi non appena riceveremo ulteriori risposte alle nostre domande”, ha affermato Doyle.
Aggiornamento 10:59 14/06/2023 – Un portavoce di Google ci ha comunicato quanto segue: “A maggio abbiamo annunciato di voler rendere Bard disponibile in un maggior numero di aree del mondo, compresa l’Unione Europea, e di volerlo fare in modo responsabile, confrontandoci con esperti, autorità di regolamentazione e policy maker. Nell’ambito di questo percorso, ne stiamo discutendo con gli enti regolatori della privacy, per ascoltare le loro osservazioni e rispondere alle loro domande”.