Ad aprire il fuoco legale erano stati i vertici di Authors’ Guild insieme ad una nutrita schiera di autori statunitensi. Ad un giudice di New York veniva chiesto il blocco della collaborazione instaurata da alcuni atenei a stelle e strisce – dalla University of California alla Cornell – con il gigante Google, per la massiva digitalizzazione di opere nel quadro del progetto Books.
Il tribunale newyorchese ha ora respinto le agguerrite richieste degli autori statunitensi, sottolineando come le attività di digitalizzazione del sapere umano siano da far ricadere nel fair use di stampo anglosassone, a determinare lo sfruttamento legittimo delle opere tutelate dal diritto d’autore. Gli istituti universitari negli States avrebbero così la possibilità di collaborare con BigG per la trasformazione in formato elettronico di milioni di volumi.
Al centro della bufera era finita HathiTrust , l’organizzazione gestita dalla University of Michigan – che poi rientra nella lista degli atenei indicata dalla Authors’ Guild – per la digitalizzazione di circa 10 milioni di opere, di cui il 73 per cento è soggetto a vincoli del copyright. Secondo l’accusa, le copie digitali da riversare negli archivi di HathiTrust sarebbero il frutto di una operazione non autorizzata.
Nella visione offerta dal giudice di New York, i responsabili di HathiTrust offrirebbero l’accesso ai volumi digitalizzati solo a determinate condizioni, tra cui l’autorizzazione da parte degli aventi diritto. L’utilizzo delle opere in formato elettronico rientrerebbe pienamente nel concetto di fair use, nell’ambito della ricerca, dell’insegnamento o comunque della revisione critica – non a scopi commerciali – di un’opera .
Per la decisione finale del giudice ha giocato un ruolo fondamentale il testo di legge Americans With Disabilities Act (ADA), che tutela i cittadini disabili nella consultazione di contenuti nelle biblioteche o nel corso degli studi. La digitalizzazione dei volumi rientrerebbe pienamente nelle forme di tutela offerte dalla legge a stelle e strisce, un punto in più per l’applicazione del fair use .
Dopo l’accordo annunciato da BigG con i vertici della Association of American Publishers (AAP), la battaglia legale di Authors’ Guild si complica non poco. Nello scorso agosto, gli autori statunitensi avevano chiesto al colosso californiano la cifra stellare di 2 miliardi di dollari. Una cosa sembra certa: la decisione del giudice newyorchese non passerà inosservata per la sentenza finale.
Mauro Vecchio