Il sempre più affollato panorama di SoC, piattaforme, infrastrutture e sistemi operativi per la Internet delle Cose (IoT) si arricchirà presto dell’ennesima offerta “universale”, un OS sviluppato nientemeno che da Google e apparentemente basato su tecnologia Android.
L’indiscrezione, pubblicata in anticipo sulla probabile rivelazione del nuovo sistema in occasione della prossima conferenza I/O, parla di una versione di Android progettata per l’utilizzo con gadget a basso consumo energetico e un quantitativo di RAM minimo di 32 o 64 Megabyte.
Brillo, questo il nome che sarebbe stato scelto da Google per indicare il suo OS IoT, avrebbe in dotazione tutto il necessario per gestire la domotica delle case “smart” tra sensori, dispositivi interconnessi, termostati, serrature elettroniche, lampadine hi-tech e tutto quanto.
Con Brillo Google tornerebbe insomma a esplorare le possibilità già abbozzate con tecnologie come la oramai defunta piattaforma Android@Home , una tecnologia archiviata molto presto con la giustificazione della “immaturità” di un prodotto molto in anticipo sulla recente mobilitazione per la IoT.
I dispositivi interconnessi, i W.C. scaricati da remoto e la domotica next-gen promettono infatti buoni affari e nuove opportunità per estrarre denaro dall’utente desideroso di possedere il nuovo gingillo ad alto contenuto tecnologico.
Lupus in fabula: Apple, che come Google si prepara a offrire nuove soluzioni in chiave IoT, prima fra tutte la piattaforma HomeKit: i primi dispositivi per la casa intelligente arriveranno entro giugno, ha assicurato Cupertino, e con il prossimo iOS (9) dovrebbe anche essere disponibile una nuova app “Home” per il controllo centralizzato (tramite iPhone) di tutti i dispositivi compatibili con HomeKit.
Alfonso Maruccia