Li ha definiti più volte (e senza troppi giri di parole) “ladri di contenuti”, “cleptomani” della notizia. Per il magnate di origine australiana Rupert Murdoch linkare un articolo di giornale rappresenterebbe un grave crimine, di cui si sarebbero macchiati aggregatori e motori di ricerca come Google. BigG ha risposto alle recenti , agguerrite dichiarazioni del CEO di NewsCorp: se vuole far uscire i suoi prodotti editoriali online dalle indicizzazioni del search engine basta dirlo, e sarà cosa fatta.
“In genere – ha spiegato un portavoce di Google – gli editori mettono i loro contenuti sul web perché vogliono che vengano trovati. Ecco perché sono in pochi a scegliere la via dell’esclusione da Google News e dai risultati del search”. Ma Murdoch sembra preferire questa seconda strada, convinto che gli utenti saranno lieti di pagare per le notizie online, così come fanno già per quelle cartacee. In questo caso, Google non ne farebbe un dramma, dato che il portavoce ha poi aggiunto: “Se un editore vuole uscire dai nostri servizi non deve fare altro che chiedercelo”.
Mountain View ha poi spiegato che le procedure di esclusione dagli indici non sono affatto complicate . “Esistono degli standard tecnici molto semplici – ha continuato Google – utilizzati da milioni di webmaster per dire ad un motore di ricerca di non indicizzare una pagina web o persino una singola fotografia”. Standard che sarebbero molto utili a Murdoch per spazzare via dal search di BigG i contenuti online di, ad esempio, The Wall Street Journal e New York Post , in modo da preservare l’advertising dai denti aguzzi di quello che già era stato definito da altri un “vampiro digitale”.
Certo, Google ha illustrato quella che sarebbe una formidabile risorsa di promozione per gli editori, dal momento in cui instrada verso di loro circa 100mila click al minuto . E c’è qualcosa che Murdoch forse ignora, ma che ha invece interessato gli analisti di Experian Hitwise : nell’arco di una settimana, Google e Google News si sono rivelati i principali percorsi di traffico verso le pagine online del WSJ, con una percentuale vicina al 25 per cento. Non solo, il 44 per cento dei nuovi visitatori del quotidiano proviene dai motori di Google. Si vede che parecchi vampiri si interessano alla finanza.
Mauro Vecchio