La fine di Google+ era già stata decretata ma, alla luce dell’aggravarsi dei problemi del social network, il termine ultimo del servizio è stato ulteriormente anticipato. Se dunque in precedenza era previsto che G+ avrebbe chiuso i battenti nella propria versione consumer nel mese di agosto 2019, ora la fine è stata anticipata al mese di aprile. Rimane aperta per il momento la versione enterprise, forse come base per futuri tentativi di networking in ambito business, ma comunque con un pedigree non certo consono per una buona presentazione al mondo aziendale.
Google+: nuovi bug, nuovi problemi
Il problema che ha costretto i tecnici di Mountain View ad accelerare i tempi è la scoperta di un ulteriore bug che, alla stregua di quanto già successo in precedenza, rischiava di compromettere i dati degli utenti consentendo ad agenti terzi di accedere alle informazioni tramite app appositamente sviluppate. Tutti i bug sono stati riscontrati all’interno delle Google+ API, per le quali la fine è decretata entro il mese di marzo: entro i prossimi 90 giorni le API saranno definitivamente dismesse ed ogni app in grado di interagire con G+ verrà pertanto interrotta.
Il post con cui Google annuncia la propria decisione contiene velate scuse agli sviluppatori, poiché le loro app subiranno una fine prematura e probabilmente inattesa; la pratica viene tuttavia sbrigata in rapidità, poiché l’obiettivo attuale è ridurre l’impatto dei possibili rischi di sicurezza per gli utenti, minimizzando l’impatto dei bug scoperti e chiudendo la falla prima che possa scaturirne un pericolo anche per la stessa Google (che già dovrà presto o tardi affrontare il problema anche dal punto di vista legale).
Il nuovo bug avrebbe potenzialmente coinvolto circa 52,5 milioni di utenti, dei quali avrebbero potuto essere trafugati anche dati teoricamente mai resi pubblici (ma si fa esclusione di informazioni finanziarie, password o altri dati utili a perpetrare eventuali frodi). Gli utenti facenti parte di questo insieme di profili vulnerabili saranno contattati nelle prossime ore per informare dell’accaduto e per consigliare le migliori azioni per tutelare le proprie informazioni, ma in ogni caso Google precisa come “nessuna terza parte ha compromesso i nostri sistemi e non abbiamo alcuna prova che gli sviluppatori che inavvertitamente hanno avuto questo accesso per sei giorni ne fossero consapevoli o ne abbiano abusato in qualche modo“.
La fine di Google+ non sarà dunque lenta, né indolore: il trauma delle settimane scorse vive un secondo richiamo e il problema delle API si rivela essere ben più grave di quanto non si immaginasse. A questo punto a Google non rimaneva che una scelta: chiudere. E così sarà fatto, in tempi ormai oltremodo brevi.