Dal prossimo anno Google potrebbe fare la voce grossa nel campo della navigazione in Rete. “Ci metteremo dentro il nostro peso. Fino ad oggi siamo stati cauti perché era in beta, ma quando ne uscirà faremo di tutto per far girare la notizia, farlo conoscere agli utenti, promuoverlo”: Chrome , il browser di BigG , sarà insomma tutt’altro che un semplice hobby o un passatempo nei piani del search engine di Mountain View.
A dichiararlo al Times è Sundar Pichai , vicepresidente di BigG e responsabile dello sviluppo prodotti, che oltre a spiegare quali saranno le strategie del suo gruppo in fatto di browser ha anche illustrato una roadmap cronologica possibile: a gennaio Chrome uscirà dalla fase beta , entro la metà del 2009 sarà disponibile in versione definitiva anche per Mac e Linux. Da quel momento in avanti Google farà di tutto per promuoverne l’adozione in massa da parte dei consumatori, ovviamente a scapito dei concorrenti.
Le prime avvisaglie di quanto BigG faccia sul serio sono già state intraviste in giro: per la prima volta un servizio sviluppato a Mountain View è stato pubblicizzato sulle pagine di un sito esterno a quello del network, e il prodotto promosso in una campagna senza precedenti è per l’appunto proprio Chrome. Se da soli gli ads non bastassero, comunque, Google ha anche allo studio accordi con alcuni produttori di computer (i cosiddetti OEM, original equipment manufacturers ) per rendere il suo browser quello predefinito sui sistemi venduti da quest’ultimi. Una mossa che in questo caso ha invece degli illustri precedenti, ma che potrebbe senz’altro stravolgere gli equilibri della rinata guerra tra browser.
Alla base dell’attuale successo mondiale di Internet Explorer, infatti, c’è senz’altro la sua adozione di default sulla quasi totalità dei computer dotati del sistema operativo Windows venduti in tutto il mondo: secondo le ultime rilevazioni di OneStat.com , ad esempio, IE da solo occuperebbe l’81,36 per cento degli schermi mondiali, seguito con distacco dal 14,67 per cento di Firefox e il 2,42 per cento di Safari. Opera , Netscape e Chrome si spartirebbero le briciole della torta, rispettivamente con lo 0,55, lo 0,32 e lo 0,54 per cento.
Riuscire ad ottenere l’installazione di default di Chrome su un certo numero di computer, tentare di promuoverlo massicciamente con precise campagne marketing, potrebbe cambiare questi valori drasticamente: se non nell’immediato, almeno a medio-lungo termine. Le conseguenze per i concorrenti saranno imprevedibili, a cominciare da Microsoft per finire con Mozilla: resta da chiarire come mai a BigG stia tanto a cuore la promozione del suo browser, e quale ruolo quest’ultimo svolgerà in futuro nello sviluppo della piattaforma di servizi di Mountain View.
Luca Annunziata