Se non è ancora diventato il browser preferito dai navigatori, di certo ha il merito di aver rilanciato la discussione su come si evolverà Internet , la computazione casalinga e quella professionale. E ha senz’altro riacceso quella che negli anni 90 era stata definita la guerra dei browser : Google Chrome è l’argomento del momento, con tutti i suoi risvolti per ciò che attiene alla privacy , alla sicurezza , alle prestazioni e soprattutto alle domande relative al prossimo futuro.
Le idee proposte da Google, messe nero su bianco nel fumetto che ha anticipato il rilascio della beta del software di navigazione, non sono totalmente nuove: il concetto di un servizio che proviene dalla rete e che si trasforma in applicazione è già argomento discusso e messo in pratica. Giusto per citare esempi recenti, sia Apple con i servizi di MobileMe , che Adobe con il suo prossimo Photoshop Express , stanno sperimentando la fornitura di software come servizio via web ( cloud computing ). Google, da parte sua, con le sue Apps non è certo da meno.
È la puntualizzazione sulle performance del codice Javascript , già terreno di conquista, ad aver aperto la questione su come valutare effettivamente le prestazioni dei browser, intese come piattaforma su cui costruire applicazioni: in queste ore si rincorrono benchmark che incoronano di volta in volta diversi vincitori, ma nessuno è realmente in grado di stabilire quale browser sia effettivamente il migliore per sfruttare le potenzialità del web 2.0 fino in fondo, visto che le prestazioni non dipendono in tutto e per tutto soltanto da questo aspetto.
Chrome, grazie al suo V8, potrà essere un maestro a far girare codice Javascript, anche in maniera innovativa rispetto ad altri engine, ma come le beta di Safari 4 e Firefox 3.1 si scontrerà sempre e comunque contro l’ostacolo della latenza del web : e in quel caso non ci sarà ottimizzazione che tenga. Ciò non toglie che la rinnovata attenzione verso questo tipo di programmazione cambi le carte in tavola per ciò che attiene allo sviluppo delle diverse piattaforme di programmazione su web, con Microsoft che vede addirittura Javascript in pole position tra gli avversari di Silverlight . Prima ancora di Flash.
Se le prestazioni e l’approccio adottato da Google per lo sviluppo di Chrome raccolgono l’ apprezzamento degli sviluppatori , ci sono due argomenti già citati che tengono banco sulle pagine critiche rispetto al nuovo browser: la sicurezza del codice, che mostra qualche falla, e la privacy garantita ai navigatori. Quest’ultima questione, già dibattuta, si arricchisce di ora in ora di ulteriori osservazioni: c’è chi si spinge a parlare esplicitamente di “keylogger” installato da BigG nei computer dei netizen a loro insaputa , e qualcun altro arriva addirittura a paragonare l’azienda di Mountain View al vero Grande Fratello del 21simo secolo.
Sul versante sicurezza, infine, Chrome incassa un uno-due dagli effetti ancora tutti da verificare. Un primo jab giunge dall’oriente: l’azienda vietnamita Bkis , specializzata in sicurezza sul web, ha messo in circolazione una proof-of-concept per una vulnerabilità che affligge il browser quando si tenti di “salvare con nome” una pagina che contiene un tag title particolarmente lungo, generando un buffer overflow che consente l’esecuzione di codice arbitrario sulla macchina locale. Secondo i tecnici asiatici, la falla sarebbe di tali proporzioni da consentire all’attaccante di assumere pieno controllo di un computer equipaggiato con Windows XP aggiornato al SP2.
Il gancio che potrebbe tagliare le gambe del browser di BigG, e la fiducia degli utenti, giunge invece dalla Germania . Secondo quanto riferito dall’ edizione serale del telegiornale del primo canale pubblico tedesco Das Erste , “L’ufficio federale per la sicurezza dell’informazione ha emanato un avviso per gli utenti del nuovo browser Chrome”. Il programma “non dovrebbe essere usato per navigare”, vista la sua natura di “versione incompleta” e considerato anche il “rischio” che le informazioni dei netizen siano “concentrate” nelle mani di una singola azienda. Preoccupazioni, queste ultime, analoghe a quelle espresse da EFF alla fine della scorsa settimana.