MarketingPilgrim.com , testata di riferimento nel settore marketing, è riuscita a strappare a Google qualche dichiarazione ufficiale – e qualche percentuale – sul fenomeno del click-fraud . Shuman Ghosemajumder, business product manager del colosso statunitense, ha confermato che in media su tutti i click elaborati dalla piattaforma meno del 2% risultano “non-validi”.
Google dispone di una piattaforma software a quattro stadi per l’identificazione di click non-validi: a questa categoria appartengono sia quelli non fraudolenti che quelli illegali. I cosiddetti “click fraud” vengono di solito segnalati dagli inserzionisti, attraverso la console di AdWords, e dalle società specializzate.
Il primo stadio è totalmente automatico ed è utilizzato per filtrare i click provenienti dalle ricerche online e dalla pubblicità contestualizzata dei partner AdSense. I click non-validi vengono individuati in tempo reale, e immediatamente rimossi dalla console di AdWords. Il secondo e terzo stadio si occupano di filtrare solo i click AdSense: quelli non validi vengono prima evidenziati automaticamente e poi manualmente valutati ed eventualmente rimossi da impiegati di Google.
L’obiettivo è quello di identificare nel 100% dei casi tutti i click irregolari con i tre stadi. Il quarto è di fatto quello manuale che si attiva quando viene richiesta un’azione di indagine da parte di un inserzionista, come diretta conseguenza del fallimento dell’intero sistema di controllo.
Ghosemajumder non ha voluto entrare nel dettaglio dei numeri, ma ha lasciato intendere che i click non-validi ammontano a circa il 2% del totale, e che quelli fraudolenti non superano qualche decimale. Insomma, rispetto alle rilevazioni di Click Defense, Advanced Internet Technologies e numerosi analisti che consideravano il fenomeno prossimo al 20%, Google pare essere in grado di fornire numeri tranquillizzanti.
Molti inserzionisti e società specializzate, secondo Ghosemajumder, spesso considerano come fraudolenti click regolari, oppure richiedono rimborsi per click che sono già stati contati. Il dirigente di Google ha ammesso, inoltre, che all’interno dell’azienda è in atto una discussione sulla trasparenza di questi dati. Il timore è che la loro divulgazione possa favorire i competitor Yahoo e Microsoft. In base ai numeri, infatti, potrebbero dedurre informazioni preziose su AdWords.
In pratica, i documenti in possesso di Google dimostrerebbero che uno dei fenomeni più discussi degli ultimi tempi è praticamente inesistente, o comunque economicamente “inconsistente” se paragonato agli introiti dell’intero sistema AdWords, che nel terzo trimestre 2006 ha generato 2,69 miliardi di dollari di entrate.