Mountain View – Google ha avviato i motori: prossimo obiettivo gli Internet Service Provider. La suite Google Apps Premier Edition – il pacchetto servizi online per le imprese – è appena partita che dalla fucina di Mountain View arriva anche Google Apps Partner Edition . Una release che permetterà a grandi e piccoli service provider di fornire alla propria clientela applicativi come Gmail, Google Calendar, Google Docs & Spreadsheets “senza preoccuparsi di hosting, aggiornamento e mantenimento”.
Come sottolinea il comunicato apparso sul blog ufficiale di Google: “Tutto quelli che devi fare è cliccare nel panel di amministrazione e immaginare quale marchio ti piacerebbe avere sui prodotti per disporre di soluzioni personalizzate. Puoi smettere di spendere tempo e risorse su applicazioni come webmail – e lasciare il lavoro alle nostre api operaie del Googleplex”.
Insomma, tutto il creato di Google potrebbe essere utilizzato dagli ISP per sgravare l’attività da costi ed impegni superflui. La suite viene presentata come uno strumento potente e completo, capace di soddisfare ogni tipo di esigenza client. Con in più la possibilità di una sua totale personalizzazione, che dovrebbe mettere in condizione gli ISP di fornire prodotti apparentemente unici.
Tutto oro quel che luccica? Non sempre. Secondo APC Mag se da una parte sono ovvi gli oneri per gli ISP che vogliano offrire alla clientela soluzioni di mailing efficienti, dall’altra non è ancora chiaro quale potrà mai essere l’esborso per accedere al pacchetto di Google. Al momento, infatti, è possibile richiedere ulteriori informazioni e registrarsi ad una sorta di newsletter per rimanere aggiornati, ma di listini neanche l’ombra.
Un’altra nota dolente sottolineata da APC riguarda le potenzialità di personalizzazione. Non è chiaro come sarà realizzato il porting del mailing sul servizio Gmail. La speranza, ovviamente, è che gli utenti non siano obbligati al cambiamento degli indirizzi. Inoltre, sotto il punto di vista dello storage il rischio è che gli ISP tentino di offrire il meno possibile, dato che di fatto Google declinerà l’offerta a prezzi diversi.
Dario d’Elia