Per arginare le incoscienze dei minori che brandiscono i dispositivi dei familiari, per invitare alla riflessione gli utenti delle app per Android: Google ha aggiornato le policy del proprio Play Store, offrendo la possibilità di contenere gli acquisti in-app.
L’ aggiornamento offerto da Google, che segue di poco la denuncia di una madre statunitense inconsapevole foraggiatrice beni virtuali per le applicazioni utilizzate dai propri pargoli, permette ora agli utenti di impostare Play Store in modo che venga richiesto l’ inserimento della password per ogni acquisto in-app .
In precedenza Google riteneva che il giusto bilanciamento tra praticità e tutela dagli acquisti incauti si potesse trovare in una finestra temporale di libero acquisto della durata di 30 minuti a partire dall’inserimento della password. Ma proprio questo meccanismo è stato al centro della denuncia della donna succitata, che sta portando avanti una class action: se per ogni acquisto in-app fosse stata richiesta una password, avrebbe potuto impedire che i suoi figli scialacquassero oltre 60 dollari in valuta videoludica utile a movimentare il giochino nel quale si stavano intrattenendo.
La mossa di Google, che aveva promesso agli utenti maggiori possibilità di controllo già nei mesi scorsi, ripercorre i passi con cui Apple aveva gestito la questione degli acquisti in-app già nel 2011: anche Cupertino aveva offerto la possibilità di contenere gli acquisti con l’inserimento della password per ogni acquisto dopo le rimostranze dell’utenza e le indagini della autorità . L’aggiornamento non le è servito a scongiurare i rimborsi . ( G.B. )