La Grande G non condivide l’ approccio graduale alla dissuasione della condivisione online, Google non ritiene opportuno che la Nuova Zelanda si doti di un sistema di avvertimenti e di disconnessioni volti ad arginare l’abuso di connettività.
L’emendamento alla sezione 92A del testo che regola la proprietà intellettuale in Nuova Zelanda è legge dal mese di ottobre. Spettava all’industria dei contenuti, in accordo con gli attori della rete e con i provider, delineare un codice di condotta che definisse come la legge dovesse essere applicata. Le negoziazioni si sono però arenate , i disaccordi fra gli attori coinvolti hanno costretto il governo a rimandare i piani di implementazione delle misure antipirateria.
È in questo contesto che Google ha offerto il proprio contributo nella consultazione volta all’elaborazione del codice di condotta, un contributo messo ora a disposizione dal Telecommunications Carriers Forum che dirige le trattative. La Grande G considera sproporzionata la chiusura degli account o la disconnessione dei netizen: la tutela del diritto d’autore non dovrebbe pregiudicare il diritto dei cittadini a condividere informazioni e ad informarsi online. Google sottolinea altresì che le sanzioni verrebbero comminate senza consultare l’autorità giudiziaria o altri organismi indipendenti dalle parti in causa: “la sezione 92A – si spiega nel documento – carica i provider di responsabilità significative, in quanto minaccia di innescare i meccanismi o le policy di tutela basandosi semplicemente sulle accuse di violazione da parte dei detentori dei diritti”.
La rete, spiega Google, abilita concrete opportunità di partecipare alla società civile, in rete nasce e si sviluppa una tensione creativa e innovativa che si dispiega non solo sulla circolazione della cultura, ma anche sulle economie dei paesi. “Negare agli utenti l’accesso a Internet – avverte Google – limiterà in maniera sensibile i guadagni in termini di efficienza e di produttività che si verificano in ambito economico, arginerà l’innovazione, metterà a rischio i benefici che la rete offre in ambito sociale”. ( G.B. )