Il 9 settembre è iniziato il processo che vede Google sul banco degli imputati. Secondo il Dipartimento di Giustizia (DOJ) degli Stati Uniti, l’azienda di Mountain View controlla le tecnologie di advertising usate da editori e inserzionisti, quindi possiede un monopolio. Durante le prossime settimane verranno ascoltati diversi testimoni. La sentenza finale potrebbe cambiare profondamente il settore.
Google contesta le accuse
All’inizio della prima udienza, l’avvocata Julia Tarver Wood del DOJ ha ricordato che Google ha già il monopolio nel mercato dei motori di ricerca e della distribuzione delle app Android, come stabilito al termine dei rispettivi processi avviati dopo le denunce del DOJ e di Epic Games. Quello nel mercato dell’advertising online sarebbe quindi il terzo monopolio.
Secondo l’avvocata, Google controlla l’intero “ad teck stack”, ovvero i servizi usati da editori e inserzionisti per vendere e acquistare gli spazi pubblicitari su siti web e app. L’azienda di Mountain View ha contestato le accuse evidenziando che ci sono molti concorrenti sul mercato.
Il DOJ afferma che Google gestisce il 90% del mercato con i tool usati da editori (Ad Manager, ex DoubleClick for Publishers) e inserzionisti (Google Ads e DV360) per accedere alle transazioni (aste) effettuate tramite exchange (AdX). L’azienda californiana sottolinea invece che i suoi servizi sono molto popolari perché sono i migliori.
Dalle prime testimonianze emerge che quasi nessun editore vuole abbandonare Google Ad Manager, anche se esistono alternative più economiche, in quanto il servizio include l’accesso a AdX. Un servizio concorrente non permette di ottenere gli stessi guadagni pubblicitari. Uno dei rimedi chiesti dal DOJ al giudice è proprio la vendita di Ad Manager.