Come nel celebre Fight Club , la prima regola delle National Security Letter è che non bisogna parlare mai delle National Security Letter . Google è ora la prima azienda del Web che romperà il silenzio imposto dagli agenti del Federal Bureau of Investigation (FBI) per la sicurezza delle indagini nella lotta a criminali e terroristi dopo la ratifica del contestato Patriot Act nell’ottobre 2001.
Trovato un accordo con l’amministrazione Obama, l’azienda di Mountain View pubblicherà un numero approssimativo di NSL ricevute per la consegna – senza mandato firmato da un giudice competente – di informazioni personali appartenenti ai suoi utenti. Indirizzi di posta elettronica, numeri di telefono, precedenti attività online: gli agenti federali possono sfruttare le NSL in casi sospetti in cui sia in gioco la sicurezza nazionale.
Come annunciato da Google in un post sul suo public policy blog , alcune stime delle richieste inviate dall’FBI verranno incluse nel tradizionale Transparency Report , il rapporto sulla trasparenza stilato dalla stessa azienda californiana per informare i suoi utenti delle continue pretese di governi e signori del copyright. Mountain View ha tuttavia precisato che nessun dato esatto verrà mai diramato per quanto concerne le richieste dei federali .
Ad esempio , alla fine del 2012 Google ha ricevuto un numero variabile di NSL, da 0 a 999. Il totale di account coinvolti varia da mille a 1999 . In tre anni, dal 2003 al 2006, i vertici dell’FBI avrebbero spedito un totale di 192mila NSL, mentre dal Dipartimento di Giustizia (DoJ) sono pervenute più di 16mila richieste nel solo anno 2011. Gli attivisti hanno più volte invocato una significativa revisione della legge Electronic Communications Privacy Act (ECPA), che attualmente non garantisce un’adeguata tutela alla privacy dei dati elettronici caricati sui server di aziende high-tech come Google.
Mauro Vecchio