Quella del Doodle di Google, termine che racchiude le versioni personalizzate del suo logo, è ormai una tradizione che va avanti da anni, tanto che, per esempio, oggi è arrivata a consacrare anche un evento non fondamentale come il 137esimo anniversario della nascita del mago illusionista Harry Houdini. E ora Mountain View ha ottenuto un brevetto per rivendicarlo per se stessa.
Dall’ agosto del 1998 , con una festa popolare come il Burning Man Festival cui Larry Page e Sergey Brin intendevano partecipare, Google ha più o meno regolarmente personalizzato la sua homepage con versioni del suo logo atte a commemorare eventi e anniversari considerati dal suo team di particolare importanza. Oggi sono più di 300 i doodle solo per la versione statunitense del sito, e oltre 700 quelli a livello internazionale .
Dopo dieci anni di pressione , Google si è vista riconoscere dall’USPTO un brevetto (inventore: Sergey Brin), il numero 7,912,915 , che ne tutela la tecnologia alla base.
Il titolo di privativa parla di un “sistema e metodo per allettare gli utenti ad accedere ad un sito Web” e rivendica semplicemente il sistema per sviluppare un logo personalizzato per un evento modificandone uno standard , per legarvi una query legata a quell’evento, per caricarlo sulla pagina al posto di quello originale, per modificarla periodicamente e per ricevere consigli su loghi o eventi da commemorare.
Google ha ottenuto diversi brevetti negli ultimi anni e gli è sempre stata attribuita l’intenzione di usarli difensivamente. Con quest’ultimo il problema è duplice e spinge gli osservatori a mettere sul banco degli imputati ancora una volta il sistema brevettuale incapace di tradurre nei suoi canoni le invenzioni (o presunte tali) rivendicate dalle aziende ICT.
Da un lato l’innovazione tecnologica per cui Google ha ottenuto tutela appare ben magra , dal momento che Moutain View si limita sostanzialmente a creare un’immagine (o un’animazione), salvarla sui propri hard disk e quindi caricarla sul Web server. E oltretutto presuppone che nessuno prima di Google abbia personalizzato la propria homepage in funzione di una festività o un anniversario.
Dall’altra, evocando già dal titolo lo scopo di attirare utenti, sembra avvicinarsi molto ad un metodo commerciale: settore della brevettabilità grigio almeno quanto quello dei software e che, proprio come questo, per esempio in Europa non ha diritto a tutela.
Google aveva già ottenuto un altro brevetto attinente alla sua home page, e che ne difende il minimalismo del design costituito dalla pagina bianca e dai due tasti sotto lo spazio per la ricerca.
Claudio Tamburrino