Sì, è vero, la Federal Trade Commission sta indagando sui possibili profili antitrust relativi ai legami aziendali tra Google e Apple. Ma a Mountain View non sembrano troppo preoccupati per la vicenda. Al contrario, il CEO di Google Eric Schmidt ha affermato pubblicamente di non vedere un particolare problema nella sovrapposizione di cariche che lo riguarda, e di non avere nessuna intenzione di dimettersi dalla board di Apple.
Il dirigente ha parlato nel corso della conferenza stampa di chiusura del meeting annuale di Google, a Mountain View. Incalzato dalle domande dei cronisti, Schmidt ha confermato l’esistenza di un’indagine FTC riguardo alla sua partecipazione al consiglio di amministrazione di Cupertino. Ma ha aggiunto subito dopo di non vedere particolari aspetti problematici nella vicenda. “Dal mio punto di vista – ha detto rispondendo alla domanda di un giornalista – non ritengo che Google debba guardare ad Apple come uno dei suoi competitor principali”.
La notizia di una possibile inchiesta della Commissione era stata lanciata nel corso della scorsa settimana dal New York Times . La FTC avrebbe aperto un’indagine riguardo le posizioni dello stesso Schmidt e dell’ex CEO di Genentech Arthur Levinson, i quali siedono contemporaneamente nei consigli di amministrazione di Apple e Google. Tale situazione potrebbe configurare un’infrazione della Sezione 8 del Clayton Antitrust Act , che proibisce ai dirigenti di sedere contemporaneamente nei consigli di amministrazione di aziende distinte qualora tale sovrapposizione possa ridurre il grado di competizione.
A fronte di questo il CEO di Mountain View risponde in modo inequivocabile, rifiutando qualsiasi addebito di infrazione e confermando di non avere alcuna intenzione di dimettersi dal CDA di Apple. Già in passato gli addetti ai lavori avevano sollevato perplessità rispetto alla doppia carica di Schmidt. Ma questi aveva sempre risposto così come ha fatto anche giovedì. E cioè riaffermando la bontà della propria strategia di auto-regolamentazione, basata sulla non-partecipazione alle riunioni della board Apple in cui si assumono decisioni su temi di potenziale interesse per BigG.
Interpellato a proposito della presunta inchiesta di FTC, il legale di Google Kent Walker ha spiegato che quelle in corso con la commissione federale sono semplici “discussioni”. Walker si è anche detto completamente sereno riguardo le relazioni tra BigG ed Apple improntate, ha spiegato, al “pieno rispetto della legge”.
Secondo diversi osservatori , l’attenzione delle autorità antitrust nei confronti della Grande G è destinata ad un costante aumento nel futuro, anche in ragione della sempre più numerose ramificazioni delle attività del gruppo in vari campi. Ma Schmidt non sembra essere spaventato da questa prospettiva. A suo giudizio, anzi, è del tutto normale che le attività di Google vengano controllate con particolare zelo. “L’informazione è un bene incredibilmente importante – ha spiegato ai cronisti – Ci aspettiamo dai governi di tutto il mondo la massima attenzione rispetto al corretto svolgimento del nostro lavoro, e uno sprone al mantenimento dei principi aziendali che noi stessi abbiamo articolato”.
Il CEO di Google si è detto altresì consapevole del fatto che le scelte aziendali del suo gruppo hanno riflessi su altre organizzazioni ed altri mercati. E ha affermato che la dirigenza di Mountain View sta compiendo ogni sforzo possibile per contemperare le proprie esigenze di crescita con le possibili preoccupazioni di altri. “Il cambiamento fondamentale riguarda il fatto che, come azienda, poniamo più attenzione che mai ai tempi ed ai modi di intervento in quei campi dove le nostre azioni potrebbero sollevare preoccupazioni da parte di terzi” ha spiegato.
Quella riguardante le sovrapposizioni di cariche con la direzione di Apple è la seconda inchiesta antitrust che investe Mountain View in poche settimane. All’inizio del mese, il Dipartimento di Giustizia aveva aperto un’indagine riguardo gli accordi transattivi firmati da BigG con editori e scrittori, e destinati ad aprire a Google le porte di un possibile monopolio nel campo dei libri digitali.
Giovanni Arata