Un codice di condotta con adesione volontaria sollecitato con la minaccia di imposizioni di natura legislativa, un accordo la cui sottoscrizione cristallizza in un obbligo le pratiche adottate da tempo : di fronte alle autorità del Regno Unito Google e Microsoft hanno ufficializzato un patto con i rappresentanti dei detentori dei diritti, incentrato sulla “rimozione dei link a contenuti che violano il diritto d’autore dalla prima pagina dei risultati di ricerca”.
Il codice di condotta su cui si sono accordati Google, Microsoft, la British Phonographic Industry, la Motion Picture Association e i membri della Alliance for IP non è pubblico, e l’Intellectual Property Office britannico si limita a riferire che fissa degli obiettivi per “la riduzione della visibilità dei contenuti illegali nei risultati di ricerca”, che è già entrato in vigore e che entro il mese di giugno mostrerà concretamente i propri effetti sulla Rete britannica.
Non è dunque dato sapere quali siano le tattiche e le misure tecniche su cui l’industria dei contenuti e i motori di ricerca si siano accordati: secondo TorrentFreak il codice di condotta non prevede soluzioni radicali come la radiazione di interi domini dai risultati di ricerca, talvolta richiesta dall’industria, e politiche di difficile applicazione come il take down and stay down invocato da certa parte dei detentori dei diritti, vale a dire l’estromissione automatica di pagine già segnalate e penalizzate che tornino a manifestarsi online.
Semplicemente , l’accordo formalizza l’applicazione di misure messe in atto da tempo . Le richieste di rimozione ad opera dei detentori dei diritti verranno soppesate e messe in atto qualora si rilevino violazioni, operazione all’ordine del giorno per Google e per Bing . I siti più citati nelle richieste di rimozione accordate verranno penalizzati fra i risultati di ricerca, soluzione che Google ha già adottato da tempo , mentre verranno promosse le soluzioni legali per la fruizione dei contenuti cercati dagli utenti. I suggerimenti di ricerca , inoltre, continueranno a non incoraggiare il ricorso al materiale condiviso in violazione del diritto d’autore.
Mentre l’industria dei contenuti, pur consapevole del fatto che non rappresenti una soluzione risolutiva, festeggia l’adozione dell’accordo come un nuovo modo per accelerare la perdita di rilevanza dei materiali condivisi illegalmente, Google ricorda di essere da anni “un partner attivo nella lotta alla pirateria online”. Una lotta alla quale continuerà a contribuire, probabilmente continuando a sottolineare che il modo migliore per contrastare il mercato pirata è quello di vanificarne le premesse, agendo sui flussi degli incassi e mostrando al consumatore che l’offerta legale non ha nulla da invidiare.
Gaia Bottà