Google era interessata all’acquisizione di Cyanogen Inc., società responsabile dello sviluppo della versione custom di Android nota come CyanogenMod, ma il management ha rifiutato l’offerta riaffermando la volontà di continuare a correre da soli, crescere e accumulare fondi. Molti, molti fondi.
La rivelazione sull’affare mancato parla di un incontro al vertice tra Sundar Pichai (responsabile Android e Chrome per Google) e i dirigenti di Cyanogen Inc., un meeting nel corso del quale Pichai avrebbe espresso interesse per la modification e i dirigenti della piccola società avrebbero risposto picche.
Cyanogen si è giustificata dicendo di essere ancora in fase di crescita, e di voler recuperare nuovi fondi di investimento fino a raggiungere quota 1 miliardo di dollari. E a quanto pare Google non era il solo colosso interessato ad acquisire Cyanogen, visto che si parla di approcci esplorativi anche da parte di Amazon, Microsoft e Yahoo.
Senza conferme ufficiali le speculazioni corrono senza controllo, così come gli interrogativi sul possibile interesse di Google nei confronti di CyanogenMod: la modification di Android è sviluppata da ingegneri che conoscono molto bene l’OS mobile più diffuso al mondo, ma di certo non lo conoscono più di chi quell’OS lo ha creato e ci lavora con fondi e risorse molto superiori.
La vicenda assumerebbe naturalmente toni molto diversi nel caso in cui Google fosse interessata a interrompere lo sviluppo di CyanogenMod, piuttosto che a far fruttare in qualche modo le competenze degli sviluppatori della mod.
Quale che sia la volontà di Mountain View, a ogni modo, le dichiarazioni di Cyanogen sulla continua crescita dell’azienda non sono trascurabili: dall’India arriva la conferma dell’ adozione di CyanogenMod da parte di Micromax , produttore che ha recentemente presentato il terminale Android One (basato sulla versione ottenuta in licenza di Android, con accesso ai servizi proprietari di Google e tutto quanto), che ha ora deciso di passare alla versione custom dell’OS mobile per il prossimo smartphone.
Alfonso Maruccia