Mentre l’Unione Europea si sforza di rammentare le “sfide lanciate dalle nuove tecnologie” e la necessità di proteggere i dati personali degli utenti, i colossi del web pensano a sfidarsi a colpi di condizioni d’uso e licenze di accesso ai suddetti dati. Ultimo affondo in ordine di tempo quello di Google, che ha modificato le proprie licenze per includere l’obbligo di reciprocità quando un servizio terzo accede ai contatti degli utenti tramite API.
Le nuove condizioni di Mountain View per l’utilizzo di Contacts Data API e Portable Contacts API parlano chiaro : a chi accede alle liste di contatti degli utenti Google tramite le succitate API “conviene che i suoi utenti siano in grado di esportare i propri dati di contatto presso altri servizi o applicazioni a loro scelta in un modo che è sostanzialmente altrettanto veloce e immediato rispetto all’esportazione di tali dati da Google Contacts”.
Detta in parole povere, chiunque avesse sin qui “vampirizzato” le informazioni personali in possesso di Google, dovrà a sua volta consentire l’accesso automatizzato alle corrispondenti informazioni salvate dai suoi utenti. “Abbiamo deciso di cambiare leggermente il nostro approccio – dice Google – per riflettere il fatto che spesso gli utenti non sono consapevoli del fatto che una volta importati i propri contatti in siti come Facebook, essi sono stati presi totalmente in trappola”.
Il messaggio, diretto, colpisce il social network più popolare là dove fa più male: sin qui Facebook ha avuto libero accesso alle API di sincronizzazione realizzate da Google, mentre Google non ha potuto giovare della stessa possibilità con lo sterminato database di informazioni personali gestito da Facebook. Certo è ancora possibile esportare i contatti Google in modalità manuale – salvando le informazioni rilevanti in file opportunamente formattati da importare in seguito nel servizio di terze parti – ma la posizione di Mountain View contro l’ accoppiata Microsoft-Facebook si fa sempre più decisa.
Alfonso Maruccia