Google e i data center da 1 Petabit

Google e i data center da 1 Petabit

Mountain View svela alcuni dettagli sulle sue infrastrutture di rete interne, talmente complesse da richiedere l'uso di dispositivi, software o persino protocolli custom per svolgere in maniera adeguata il loro lavoro
Mountain View svela alcuni dettagli sulle sue infrastrutture di rete interne, talmente complesse da richiedere l'uso di dispositivi, software o persino protocolli custom per svolgere in maniera adeguata il loro lavoro

Facebook ha condiviso le specifiche delle sue infrastrutture di rete per il beneficio di tutti, ma Google si è sempre dimostrata piuttosto restia a fare lo stesso: questo blackout informativo è ora apparentemente destinato a finire, con la Grande G offre uno sguardo sul suo metallo con un breve tour all’interno delle sale CED aziendali.

Com’è tradizione delle iniziative tecnologiche di Google, sia l’hardware che il software impiegati nei data center sono basati su prodotti e tecnologie liberamente disponibili ma sono state personalizzi per raggiungere il tipo di prestazioni richiesto dall’enorme business online della corporation.

Anche i protocolli di rete usati all’interno dei suddetti data center sono personalizzati, spiega Google, e una configurazione di rete nota come “Jupiter” rappresenta la quinta generazione del networking di Mountain View con capacità telematiche 100 volte superiori a quelle della prima generazione.

Jupiter è al momento in grado di gestire una banda da 1 Petabit al secondo per bisezione – cioè la banda tra due parti di una rete – e permette a 100mila server di comunicare l’uno con l’altro a 10 GBps. Lo stack di controllo della rete è molto più simile alle architetture di computing distribuito di Google che ai tradizionali protocolli di Internet basati su router, dice la corporation.

Mountain View dice infine di aver realizzato i propri CED seguendo tre principi basilari, ovverosia una configurazione di rete basata su topologia Clos , l’uso di uno stack software di controllo centralizzato per gestire migliaia di switch in un data center come se fossero un solo sistema, e la già citata – oltreché fondamentale – personalizzazione della tecnologia hardware e software sulle specifiche esigenze aziendali.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
19 giu 2015
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