C’è un recente post , apparso su quel particolare blog ufficiale di Google che ruota intorno all’ecosistema pubblicitario della piattaforma AdWords. Ha annunciato il lancio di uno specifico strumento che permetterà a tutti gli inserzionisti interessati di colpire con maggiore efficacia l’attenzione dei netizen che ogni giorno transitano per le strade di ricerca digitale del motore made in Mountain View .
Uno strumento chiamato remarketing o retargeting, in pratica un mezzo a disposizione degli inserzionisti per seguire con più insistente costanza le attività di navigazione degli utenti. “Immaginate di essere un’agenzia di viaggio – ha esordito il post di BigG – che cerca di attirare l’attenzione degli utenti con le proprie offerte di viaggio ai Caraibi. Un utente può visitare il vostro sito, ma poi decidere di abbandonarlo perché contenente offerte troppo care”.
A questo punto, l’ipotetica agenzia di viaggio potrebbe decidere di lanciare offerte più economiche, tornando grazie al remarketing proprio verso quegli utenti che avevano già dimostrato interesse online . “Ogni inserzionista legato ad AdWords potrà utilizzare il remarketing per raggiungere quegli utenti che navigano abitualmente sui siti all’interno del Google Content Network”, ha spiegato l’articolo di Mountain View.
Uno strumento che – sempre stando alle dichiarazioni di Google – è piaciuto particolarmente ai più disparati inserzionisti del web, che avrebbero inviato a Mountain View centinaia di feedback positivi nel corso di un periodo di beta-testing partito nel marzo dello scorso anno. Google metterà ora a loro disposizione una tab in AdWords chiamata Audiences , per implementare le rispettive strategie di campagne marketing (o meglio remarketing).
Il behavioral targeting sembra aver preso definitivamente piede nell’intero modello di business legato ai contenuti gratis in Rete, oltre che ai vari servizi per i consumatori online. Secondo uno studio recentemente pubblicato dalla Network Advertising Initiative (NAI), i messaggi pubblicitari mirati sarebbero doppiamente efficaci rispetto a quelli non-targeted .
Sempre secondo i dati di NAI , il 6,8 per cento di chi clicca su una pubblicità mirata si trasforma alla fine in un acquirente effettivo, contro una percentuale del 2,8 per cento di chi clicca su un messaggio tradizionale.
Mauro Vecchio