A dieci anni dall’annuncio di Translate, gli sviluppatori di Mountain View presentano Google Neural Machine Translation (GNMT) che promette numerosi miglioramenti nel servizio di traduzione .
Questo nuovo algoritmo, a differenza dell’attuale Phrase-Based Machine Translation (PBMT), si basa totalmente sul deep learning , una branca del machine learning che fa uso delle reti neurali. Quest’ultima tecnologia, strutturata in diversi livelli di astrazione, permette ai sistemi informatici di simulare il funzionamento del cervello umano dotandoli della possibilità di memorizzare e analizzare alcuni tipi di pattern.
L’algoritmo, sviluppato dal team Google Brain, si basa totalmente su TensorFlow, una libreria open source per scrivere sistemi di machine learning.
A differenza dei metodi tradizionali, che traducono la frase parola per parola, GNMT elabora le frasi per intero confrontandole con quelle presenti nel proprio database , riducendo così gli errori dal 55 all’85 per cento e avvicinandosi alla qualità di un traduttore umano .
Al momento questo metodo è attivo soltanto per la traduzione inglese-cinese su Google Translate e le applicazioni correlate ma l’azienda ha promesso di adottarlo anche per le altre lingue nei prossimi mesi.
Google sta investendo molto nello sviluppo delle tecnologie sull’IA: la notizia del GNMT arriva infatti a ridosso dell’annuncio della collaborazione con altri colossi dell’hi-tech quali Facebook, Amazon, IBM e Microsoft.
Tutto il processo di ricerca è stato descritto dagli sviluppatori in un apposito paper.
All’interno della rete neurale sviluppata dal progetto Google Brain sono stati inseriti inoltre 11.000 romanzi , tra cui 2.800 romanzi rosa per consentire alla macchina di formulare frasi in modo corretto e scorrevole.
Restando in tema di IA sempre più intelligenti è bene citare anche il caso di AlphaGo, il programma capace di formulare strategie nel gioco del go talmente valide da battere persino il campione mondiale Lee Sedol.
A partire dal 2018 tali tecnologie approdano anche offline, portando sull’app di Google Traduttore quell’IA precedentemente sviluppata soltanto per ambiente cloud.