Google con il suo browser sta facendo un passo avanti per garantirsi lunghe serate spese con i propri avvocati a spaccare il capello in quattro per dribblare una procedura antitrust . E sarà Microsoft a sollevare presto o tardi la questione, magari sfruttando proprio l’ultimo nato di Mountain View: quel Chrome che tanto sta facendo parlare di sé. Almeno questo è quanto sostengono gli osservatori, che ritengono sempre più imminente un confronto aperto tra i due pesi massimi dell’IT.
Secondo il quotidiano The Indipendent , la reazione di Redmond all’annuncio di BigG non si limiterà alla nuova beta di Internet Explorer 8. Dean Hachamovitch , a capo della task force Microsoft che si occupa del browser, ha già fatto sapere che chi sceglierà la sua creatura lo farà “per il modo in cui rispetta le scelte personali su come si desidera navigare, più che per la tecnologia di navigazione, e per come gli consente di mantenere online il controllo sui propri dati personali”.
Ma, prosegue il giornale britannico, BigM si starebbe anche preparando a valutare con attenzione la condotta di Mountain View per quanto attiene l’ integrazione delle proprie attività : un link di troppo nel browser, quella casella di ricerca che rimanda ancora una volta al motore più utilizzato in rete, per non parlare di tutte le novità in corso di realizzazione per la piattaforma di produttività da ufficio fruibile online.
Questioni sottili, sottilissime, come quasi tutte quelle che riguardano le norme antitrust, ma chi più di Microsoft sa di cosa si sta discutendo? Dopo aver subito l’esame degli organismi per la concorrenza statunitensi ed europei , al prezzo di multe salate, ora BigM rischia trattamenti analoghi anche in Cina . Un miliardo di dollari , questo è quanto i legali asiatici chiedono che Microsoft versi sotto forma di sanzione. Ma Redmond intende ribattere alle accuse: il vicepresidente dell’azienda, Zhang Yaqin , ha precisato che “Microsoft non gode neppure dei presupposti per condurre attività di monopolio in Cina, visto che i prodotti Microsoft originali hanno una fetta di mercato molto ridotta nel paese poiché sono interessati da ampi fenomeni di pirateria”.
Non sarebbe dunque Microsoft a limitare la concorrenza mettendo in atto strategie vessatorie per i suoi concorrenti, ma sarebbe piuttosto il mercato ad aver scelto un vincitore e lo starebbe incoronando con una corona fatta di cd falsi invece di foglie di alloro. Un problema non secondario, visto che la concorrenza è sempre un fattore positivo: almeno lo crede il CEO di Mozilla John Lily , che al contrario ha avuto parole di elogio per la discesa in capo di Google con Chrome.
“La competizione spesso genera innovazione in un modo o nell’altro. Per i browser ciò è evidente nel corso degli anni, basta guardare il notevole incremento delle performance JavaScript, o le procedure di sicurezza e il rinnovamento delle interfacce”. Secondo Lily , “l’aumento delle persone che lavorano per rendere il web un luogo migliore per tutti è un dato positivo”. Dunque Google e il suo Chrome sono promossi.
Lily non vede all’orizzonte nubi minacciose per Mozilla e il suo figlioccio Firefox, anche e soprattutto perché Chrome è un prodotto appena nato e in una fase di sviluppo ancora embrionale, mentre il browser del panda rosso è giunto già alla sua terza major release e non ha certo tirato il freno allo sviluppo. Che poi il browser di BigG sia ancora agli inizi lo dimostrano anche talune lacune della sua licenza d’uso : il punto 11 recita che tutto ciò che transita sulle finestre staccabili di Chrome diventa automaticamente proprietà di Mountain View, una clausola che non piace proprio ai netizen, sia in Italia che all’estero .
Luca Annunziata