Google ha depositato , nell’agosto 2008, una domanda di brevetto per un tecnologia in grado di digitalizzare automaticamente il contenuto di una rivista cartacea , riconoscendo i corpi di testo da integrare insieme per ricostituire un articolo.
Il brevetto si inserisce naturalmente nell’obiettivo di lungo termine di Google di creare la più grande biblioteca dell’umanità, ma se implementato, per il momento, rischierebbe di mandare inevitabilmente in rotta di collisione Mountain View con il fronte dell’editoria, con cui giusto da poco ha raggiunto un difficile accordo sul versante libri che attende ancora l’approvazione del giudice.
Situazione, peraltro, ulteriormente complicata dalla sentenza Tasini che sembra rendere ancora più difficoltoso per Google ottenere tutte le licenze necessarie alla catalogazione dei contenuti così ottenuti: nel caso in esame il freelance Jonathan Tasini aveva portato in tribunale il New York Times , che aveva concesso in licenza i suoi articoli a società di database senza il suo consenso. Secondo la Corte, infatti, gli editori avrebbero, in mancanza di un permesso esplicito, solo i diritti relativi all’utilizzo sulla stampa dei contenuti acquisiti dal freelance, e non potrebbero rendere i contenuti disponibili su mezzi differenti.
Dopo la questione della privacy, poi, è ora proprio il diritto d’autore a riportare Google Buzz al centro delle polemiche: secondo quanto testimoniato da alcuni osservatori , Google starebbe ripubblicando interi articoli senza il permesso degli autori e senza nessuna delle pubblicità inizialmente contenute in esso.
Ciò significa che Google Buzz va oltre anche a quello che fa l’aggregatore di notizie Google News, già al centro delle critiche degli editori, ma che di fatto si limita a presentare il titolo e una breve anteprima dell’articolo rimandando poi con un link all’originale.
Un portavoce di Google ha dichiarato che la questione del “testo pubblicato per intero” non è un loro specifico problema, dal momento che “è possibile per i Blogger prevenire che il loro intero contenuto sia mostrato in Buzz, allo stesso modo di come possono fare con Reader”. Si tratterebbe ancora, insomma, di una questione di impostazioni .
Un altra notizia, in ogni caso, che non sembra distendere la tensione tra Google ed editori, e la possibilità, ventilata da una fonte del New York Magazine , che Rupert Murdoch decida infine di far causa a Google per la mancata retribuzione dei contenuti aggregati tramite Google News.
Claudio Tamburrino