Google ha confermato l’eliminazione di una funzionalità relativa al motore di ricerca su cui molti hanno spesso fatto affidamento: la possibilità di accedere alle versioni delle pagine Web conservate nella sua cache, attraverso link mostrati direttamente nelle pagine dei risultati. Si tratta delle informazioni archiviate nel tempo dal crawler del servizio durante i propri passaggi (antecedenti all’ultimo) sulle risorse indicizzate.
Cache di Google: da oggi cambia tutto
Una pratica utile in diversi casi. Per recuperare quanto eliminato dal gestore di un sito, ad esempio, ma anche per visitarlo quando temporaneamente non raggiungibile a causa di problemi tecnici legati al server che lo ospita. Anche gli addetti ai lavori in ambito SEO hanno spesso fatto leva sulle sue potenzialità.
L’annuncio è arrivato attraverso un post su X di Danny Sullivan, responsabile di bigG. È giunta a conferma di alcune voci di corridoio emerse nei giorni scorsi e in risposta a una domanda posta direttamente sul social network. Lui stesso definisce triste
la decisione presa, in quanto si tratta di una delle caratteristiche più longeve. Al tempo stesso, però, la ritiene ormai obsoleta. Ecco le sue parole: È stata pensata molto tempo fa per aiutare le persone ad accedere alle pagine quando, spesso, non si poteva dipendere dal loro caricamento
. Come si può facilmente immaginare, non tutti sono d’accordo.
Hey, catching up. Yes, it's been removed. I know, it's sad. I'm sad too. It's one of our oldest features. But it was meant for helping people access pages when way back, you often couldn't depend on a page loading. These days, things have greatly improved. So, it was decided to…
— Google SearchLiaison (@searchliaison) February 1, 2024
Al momento risulta ancora possibile accedere alle informazioni archiviate dal motore di ricerca attraverso l’operatore cache:
, come nel caso di https://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:punto-informatico.it, ma anche questa funzionalità sarà presto eliminata.
Lo stesso Sullivan si augura che i link destinati a scomparire definitivamente dalle SERP possano essere aggiunti alla Wayback Machine gestita da Internet Archive. A questo proposito, ricordiamo che la biblioteca non-profit, attiva fin dal lontano 1996, lo scorso anno è stata presa di mira da una causa legale. È quella intentata da quattro editori che denunciano la diffusione non autorizzata di libri coperti da diritto d’autore.