In questo teso passaggio di potere accaduto in Afghanistan in questi giorni, una battaglia nascosta è stata combattuta anche sui pc delle sedi governative uscenti. L’ingresso dei Talebani a palazzo, infatti, ha coinciso con l’inizio delle rappresaglie nel Paese e le informazioni contenute negli indirizzi email dei funzionari avrebbero potuto offrire ai nuovi occupanti indicazioni importantissime per la presa di potere. Google, però, si è messa di traverso e queste informazioni, per ora, restano sui server USA.
Gmail, account fermati
L’allarme sarebbe arrivato direttamente dai tecnici al lavoro nelle sedi istituzionali, probabilmente presi di mira da Talebani alla ricerca di nomi, collaborazioni, progetti: poter ricostruire le maglie del Governo antecedente avrebbe potuto consentire di smantellarne l’organizzazione e – probabilmente – di procedere in modo più mirato nelle rappresaglie in atto. Al di là delle dichiarazioni di facciata, infatti, ciò che sta accadendo in Afghanistan è tutto fuorché pacifico e l’abbandono del Paese da parte degli occidentali si è trasformato in un vero e proprio incubo per la popolazione.
Di qui la scelta cautelativa di Google: gli indirizzi email governativi gestiti sono stati sospesi, evitando così che i Talebani potessero metterci le mani sopra. Una sospensione temporanea da remoto, sequestrando di fatto tutte le informazioni in attesa che il Paese possa offrire reali garanzie sul rispetto dei diritti umani. Una azienda USA che lascia il pallino nelle mani del Governo USA, insomma: in questa situazione non sarebbe potuto essere altrimenti.
Se i Talebani vogliono informazioni dovranno cercarle altrove, insomma: non saranno i server remoti di Gmail a fornirle e non saranno gli USA a collaborare in questa ricerca porta a porta dei “nemici” della nuova dottrina insediatasi. Il tutto nel modo più sicuro e senza colpo ferire: “accesso negato”.