Comunicati pubblicitari di aziende locali, tagliati su misura dagli interessi degli spettatori, incastonati nel contesto della programmazione e dei programmi registrati così da cavalcare l’attenzione dei singoli individui che compongono le platee connesse: Google, attraverso il proprio servizio di connettività e TV via cavo Fiber , ha in programma di sperimentare un servizio di advertising televisivo modellato sulle dinamiche di tracciamento online.
Ad annunciare l’avvio dei test, una nota diramata agli utenti del servizio delle Kansas City di Kansas e Missouri, e indirizzata ai potenziali inserzionisti: “I comunicati pubblicitari di Fiber TV saranno distribuiti in tempo reale e saranno selezionati sulla base della localizzazione, sulla base del tipo di programma in corso (ad esempio sport o notizie) o sulla base della cronologia di visualizzazione” spiega Mountain View.
Fondendo le pratiche dei network via cavo, che offrono spazio ai comunicati di aziende locali nel corso delle interruzioni pubblicitarie, con le ambizioni più o meno velate delle piattaforme Smart TV, Google si propone di dare vita a una soluzione per l’advertising che ricalca le proprie attività sul Web.
Nessun apparecchio aggiuntivo per le rilevazioni, nessuna necessità di monitorare gli spettatori con cam di sorveglianza, come meditava di fare Comcast, nessun dispositivo per l’intercettazione ambientale, come ricercatori della Grande G suggerivano anni fa in anticipo sui sistemi ora integrati sulle Smart TV per assolvere presumibilmente a funzioni meno invasive come il controllo vocale: il tracciamento delle abitudini e dei comportamenti degli utenti è già una potenzialità dei dispositivi forniti per fruire della connettività di Fiber. Google, sulla base di questi dati, potrà scodellare spot mirati per ciascun utente nel corso dei programmi televisivi, e iniettare réclame personalizzate nei programmi stoccati sui DVR: le indiscrezioni suggeriscono che il servizio di advertising per ora sia ancora poco sofisticato, per sondare il terreno e non creare inquietudini presso l’utenza, che in ogni caso potrà disattivare la ricezione di pubblicità basata sul tracciamento della propria cronologia di visualizzazioni.
Se per le platee connesse l’advertising televisivo di Google verrà probabilmente razionalizzato con una percezione di utilità, con l’innesco di filtri cognitivi, o con orrore , gli inserzionisti e Mountain View già fiutano l’affare: i dati relativi alle visualizzazioni saranno reali e non stimati, gli inserzionisti potranno impostare dei parametri riguardo alla pressione e al target da colpire e pagheranno solo per i comunicati effettivamente mostrati all’utenza, rivoluzionando il mercato dell’advertising con un prevedibile crollo del prezzo di vendita degli spazi nel momento in cui la sperimentazione assumesse i contorni di un servizio su scala globale.
Finché ai cittadini sarà garantita una minima tutela della privacy, una schedatura individuale del consumatore trasversale a tutti i servizi offerti dalla Grande G resterà solo una potenzialità inespressa.
Gaia Bottà