Dopo più di cinque anni di attesa dalla richiesta iniziale, nei giorni scorsi Il Patent Office statunitense ha concesso a Google il brevetto numero 7.664.751 inerente una “interfaccia utente variabile basata sui privilegi di accesso ai documenti”. Il brevetto descrive in sostanza un sistema di filtri su cui basare fruizioni di contenuti differenti da paese a paese , in armonia con le norme sul copyright locali.
Il brevetto prevede che gli utenti possano “trovarsi davanti a diverse interfacce di visualizzazione di un documento basate su fattori relativi ai diritti di visione posseduti per il documento e le informazioni specifiche dell’utente”. In particolare viene descritto il caso in cui i “fattori relativi ai diritti di visione” succitati includano la posizione geografica dell’utente, e la formattazione di porzioni di documento in accordo ai diritti corrispondenti.
Google ha sostanzialmente ottenuto dall’USPTO la licenza di customizzare le UI dei propri servizi, e in particolare di Google Ricerca Libri che è dedicato solo ed esclusivamente ai “documenti” citati nel brevetto, fornendo versioni diverse da paese a paese non tanto negli elementi dell’interfaccia quanto nelle porzioni di documento (libri, riviste e quant’altro) visualizzate su schermo.
“Per esempio – continua la spiegazione del brevetto – i lettori negli Stati Uniti possono avere diritto a un accesso “parziale al documento mentre i lettori in Canada possono avere diritto all’accesso completo al documento.” Il provider di contenuti, vale a dire Google stessa, deve fare i conti con diverse concessioni di distribuzione da parte dei proprietari del copyright e per questo “può scegliere” di abilitare la fruizione parziale dove non ha ottenuto il diritto alla pubblicazione completa.
Non si tratta dunque di volontà censoria ma solo di una azione difensiva (a cui Google riconduce molte delle sue iniziative di brevetto) contro i problemi legali da affrontare oggi e domani, problemi di cui la lunga storia di battaglie a mezzo avvocati tra Book Search e gli editori negli USA , in Francia e altrove è già piena. Il regime del diritto d’autore continua a essere frammentario e discordante da un paese all’altro, e in attesa che si arrivi a una sintesi universalmente valida (magari attraverso il famigerato ACTA ?) Google si prepara a differenziare l’esperienza utente nel pieno rispetto delle legislazioni locali.
Alfonso Maruccia