Si chiama Fuchsia e potrebbe essere il successore del verde di Android. A parlarne in modo più approfondito rispetto a quanto non fosse accaduto prima d’ora è Bloomberg e tutto lascia pensare che non sia casuale la scelta dei tempi: appena 24 ore dopo la sanzione da oltre 4 miliardi contro l’abuso di posizione dominante su Android, Google lascia trapelare i propri progetti futuri. E sarà un futuro senza Android, o almeno potrebbe esserlo, anche se al momento quel che trapela è descritto da Google come un semplice esperimento. Uno dei tanti, in quel di Mountain View, sebbene in questo caso le risorse impiegate lasciano immaginare qualcosa di ben più ambizioso di un “semplice” esperimento.
Ad oggi un centinaio di sviluppatori di grande spessore sarebbe già al lavoro sul progetto, del quale tuttavia si sa ancora molto poco. Trapelano però alcune indicazioni di massima, quale l’idea di sviluppare un sistema operativo univoco in grado di girare su tutti i dispositivi del gruppo. Fuchsia, insomma, unificherebbe l’intera esperienza Google, partendo dagli smartphone Pixel per arrivare ai dispositivi oggi basati su Chrome OS, fino agli assistenti vocali ed ai dispositivi Nest per l’abitazione.
La voce, in particolare, sarebbe al centro di ogni interazione con il sistema operativo: Google dimostra quindi di credere fermamente nel proprio assistente vocale e nell’intelligenza artificiale, immaginando un futuro prossimo nel quale i device avranno una interazione diretta e “umana” con l’utente: Fuchsia sarebbe programmato sulla base di questo paradigma e punterebbe pertanto ad una forma di computing più capillare e pervasiva, immaginata per device oggi ancora lontani da questo tipo di sfide.
I lavori sarebbero iniziati nel 2016, dunque ampiamente in anticipo rispetto alla sentenza europea: l’origine di Fuchsia va cercata quindi tra le strategie di Alphabet e non tra le exit-way del caso antitrust. Al tempo stesso le pressioni europee potrebbero non essere comunque state sottovalutate, portando sul nuovo sistema operativo una ben maggiore attenzione al tema della gestione dei dati personali. Privacy e business dell’advertising, tuttavia, sono trincee che si sfidano all’arma bianca: secondo quando suggerito da Bloomberg il team Fuchsia avrebbe già trovato compromessi in tal senso, e spesso sarebbero andati nella direzione di garantire alla monetizzazione i giusti margini di manovra.
Alla luce di quanto emerso non è facile comprendere tuttavia come potrebbe avvenire lo switch dai sistemi operativi odierni al futuro Fuchsia, né è chiara la tempistica con la quale Fuchsia potrebbe essere pronto ad affrontare il mercato (l’ipotesi è quella di un progetto destinato a disvelarsi completamente entro il prossimo quinquennio). Nulla di immediato, questo è chiaro, ma al contempo i partner Google vorranno presumibilmente capire in tempi rapidi sia quali siano i piani per il futuro, sia quali siano le mosse nell’immediato alla luce della deadline di 90 giorni indicata ad Alphabet dalla Commissione Europea.
Interessante è il fatto che il nuovo sistema operativo sia sviluppato su kernel Zircon (qui la documentazione), mossa che secondo Bloomberg offrirebbe a Google la possibilità di abbandonare Linux e smarcarsi così dai problemi legali avuti con Oracle. Un cambio profondo e radicale, facendo tabula rasa del passato per iniziare fin da oggi (anzi, fin dal 2016) a disegnare il futuro. Un futuro che andrà oltre Android e Chrome OS, a quanto pare.