Cercando il testo di una canzone su Google con tutta probabilità ne compare una versione integrale in cima alla pagina dei risultati. Fino a qualche tempo fa non era così: per consultarlo era necessario accedere a siti esterni. Tra questi, uno dei più cliccati è da sempre Genius, fondato nel 2009 e tutt’ora attivo. Oggi i suoi vertici puntano il dito contro bigG per un presunto sfruttamento non autorizzato del proprio database.
Google, Genius e i testi delle canzoni
Il portale sostiene che i testi mostrati da Google ai navigatori siano i propri, copiati senza autorizzazione. Afferma di aver messo al corrente il gruppo di Mountain View della questione già nel 2017, senza però ottenere alcuna risposta. Stesso esito con una lettera inviata nell’aprile di quest’anno. Come conseguenza, il volume di traffico registrato su Genius.com ha subito un importante decremento, con tutto ciò che ne consegue in termini di monetizzazione. Queste le parole affidate da Ben Gross, Chief Strategy Officer di Genius, alla redazione del Wall Street Journal.
Nel corso degli ultimi due anni abbiamo mostrato a Google prove inconfutabili, ancora e ancora, sul fatto che stesse mostrando testi delle canzoni copiati da Genius.
La replica di Google non si è fatta attendere ed è stata affidata a un breve comunicato, riportato in forma tradotta di seguito. L’azienda californiana afferma di non curare in prima persona i testi delle canzoni mostrati nelle SERP del motore di ricerca, ma di ottenerli da partner che li concedono su licenza.
I testi dei brani visualizzati nelle schede informative nella Ricerca di Google sono stati ottenuti in licenza da svariate fonti e non sono presi da altri siti Web. Prendiamo molto seriamente la qualità dei dati e i diritti d’autore e riconosciamo ai partner licenziatari la responsabilità dei termini dell’accordo. Faremo le dovute valutazioni sul caso con i partner e porremo fine agli accordi laddove emergesse che non stanno rispettando le giuste pratiche.
Insomma, una realtà terza (la canadese LyricFind) fornisce i testi a Google, previo pagamento, così che gli utenti possano consultarli direttamente nelle pagine dei risultati, senza ulteriori click. Una dichiarazione successiva di bigG ha reso noto l’avvio di un’indagine interna al fine di fare chiarezza su quanto accaduto. LyricFind afferma di non aver mai copiato alcun contenuto da Genius.
L’apostrofo come watermark
Le prove inconfutabili citate da Genius sono quelle mostrate nell’immagine qui sotto. Nella parte altra il testo della canzone “Not today” di Alessia Cara come compare su Genius, sotto la versione mostrata da Google. Si noti la corrispondenza nel tipo di apostrofi utilizzati.
L’impiego di ´ al posto di ‘ da parte di Genius nella creazione dei testi è voluto, così da poter identificare rapidamente dove sono stati oggetto di copia-incolla. Insomma, una sorta di watermark, tanto semplice quanto efficace.
I primi sospetti sono sorti a Genius quando Google ha mostrato, nel 2016, una versione corretta del testo di “Panda”, brano del rapper Desiigner. Una canzone dal testo di difficile comprensione, tanto che molti siti all’uscita ne pubblicarono edizioni piene di errori. Fu l’autore stesso a fornire a Genius quella corretta, in esclusiva.
Tra i clienti di Genius ci sono Spotify e Apple Music: in questo modo i due servizi di streaming possono mostrare agli utenti i testi delle canzoni ascoltate.