Google ha sganciato 1,65 miliardi di dollari per YouTube , e si appresta a infilare qualche altra milionata nelle tasche delle media company. Passati i fumi dell’alcool ecco che arrivano gli uomini della pioggia. Sono i legali che salveranno l’intero progetto e che con le valigette farcite di banconote tenteranno di mettere una pezza alla questione copyright : ogni giorno milioni di utenti YouTube uplodano o riproducono in streaming file video di ogni genere, che in molti casi violano le norme sul diritto d’autore.
Secondo alcune indiscrezioni, in queste ultime settimane, Eric Schmidt e altri manager di Google stanno incontrando le dirigenze di CBS, Viacom, Time Warner, NBC Universal, News Corp. ed altre società per trovare un accordo di massima. Insomma, si punterebbe ad un pagamento “preventivo” per la riproduzione legale di contenuti multimediali. Un po’ come se vi fosse già la certezza che i sistemi di controllo e i nuovi tool di filtraggio non siano in grado di svolgere il loro lavoro.
A questo punto, secondo gli analisti, se le media company non si dimostreranno tolleranti e collaborative il grande progetto potrebbe andare a gambe all’aria. “Vorrei creare delle partnership e integrare i loro contenuti con la nostra piattaforma pubblicitaria in modo da raggiungere un’audience più ampia”, ha dichiarato Schmidt al Financial Times .
Il problema di fondo è che le media company sono ancora alla ricerca di un equilibrio che permetta di sfruttare al meglio le potenzialità promozionali di YouTube, e allo stesso tempo proteggere i contenuti da ogni abuso (vedi il commento di Alessio Di Domizio su queste pagine). Nei prossimi mesi, quindi, alcune propenderanno per transazioni finanziarie e altre punteranno i piedi affinché ogni video illegale venga rimosso.
Warner Music, Universal Music e Sony BMG hanno già siglato un accordo con YouTube per le licenze e gli introiti pubblicitari, ma vi sono molte altre aziende ancora da “convincere”. Come quel colosso dei media (forse Viacom) al quale sono stati offerti 100 milioni di dollari per la sua accondiscendenza licenziataria.
Insomma, YouTube inizierebbe a mostrare già qualche piccola falla nel sistema di business; senza contare la perdita di immagine. Ad ottobre, l’equivalente nipponico della SIAE, ha costretto l’azienda a rimuovere 30mila videoclip in odor di violazione copyright. Un “affronto” al social networking che è stato mal-digerito anche a causa delle indiscrezioni di Marketwatch : YouTube avrebbe fornito dettagli su alcuni utenti dopo aver accolto una richiesta dei legali di Viacom, il gruppo che controlla l’etichetta cinematografica Paramount Pictures.
Insomma, tutti con il cappello in mano fuori dalla porta di YouTube. Anche la Premier League inglese e la Bundesliga tedesca, per l’uso non autorizzato di filmati ed immagini. Manca solo un pugno di major. Questione di tempo.
Dario d’Elia