Google ha annunciato i risultati finanziari validi per l’ultimo trimestre fiscale, il primo del 2015: il fatturato chiude a 17,3 miliardi di dollari e il guadagno per azione è di 6,57 dollari.
Anche se le aspettative degli analisti di Wall Street sono state – ancora – mancate (puntavano su un fatturato di 17,5 miliardi e un guadagno di 6,61 dollari ad azione), Mountain View ha ancora superato se stessa, dal momento che lo stesso periodo dell’anno scorso si era chiuso con un fatturato di 15,42 miliardi di dollari e 6,27 dollari ad azione. Il tutto subendo anche il colpo delle fluttuazioni del dollaro, che Google dice esserle costato 1,1 miliardi di dollari: senza tale fattore esterno il guadagno anno su anno sarebbe cresciuto di 17 punti percentuali.
Gli investitori della Borsa non hanno accolto comunque male i risultati di Big G, premiata con una crescita di 2 punti percentuali del suo titolo: segno probabilmente dell’ottimismo con cui gli analisti guardano ai conti di Google, sia per i costi che ormai sembrano sotto controllo che soprattutto per il tesoretto accumulato arrivato a 65,436 miliardi di dollari.
Nel dettaglio a crescere sono soprattutto il mobile ed i video, anche se il successo di pubblico di YouTube, come noto , fatica ancora molto ad essere monetizzato, anche per il piazzamento della pubblicità all’interno di video considerata di minor valore dagli inserzionisti.
I click a pagamento dell’advertising sono cresciuti del 13 per cento rispetto all’anno scorso, ma diminuiti di un punto percentuale rispetto all’ultimo trimestre, ed è calato il valore per click pagato a Google dagli inserzionisti (CPC), sceso di 7 punti percentuali. Sui siti di Google, la tendenza è ancora più evidente: la crescita dei clic è pari al 25 per cento, mentre il CPC è calato del 13 per cento: questo sarebbe da imputare soprattutto al programma YouTube TrueView, che prevede advertising che può essere visualizzato facoltativamente dagli utenti, percepito come di minor valore ma in forte crescita, quindi in grado di incidere significativamente sulla media.
A non diminuire sono invece i costi di ricerca e sviluppo, come dimostrato dall’impegno con cui Google sta cercando di riconquistare mercati in cui la concorrenza l’ha superata e di lanciarsi in nuovi possibili settori .
Claudio Tamburrino