Si chiama Knowledge Graph il nuovo progetto di Google: si tratta di un ulteriore strumento a supporto del suo motore di ricerca e che dovrebbe servire a “scoprire nuove informazioni velocemente e facilmente”. Per “graph” Google intende un “modello intelligente in grado di capire le entità del mondo reale e le loro relazioni le une con le altre: fatti, dunque, non stringhe casuali di caratteri”.
Con Knowledge Graph, per il momento disponibile solo negli Stati Uniti ma già con opzioni specifiche per l’ utilizzo mobile , Google intende dunque affinare le ricerche finora effettuate solo sulla base delle citazioni delle parole chiave e con i risultati che sono organizzati in base all’importanza stabilità dall’algoritmo PageRank .
Mountain View non arriva ad utilizzare l’aggettivo “semantico”, ma descrive semplicemente il tentativo di mettere in relazione la chiave di ricerca inserita dagli utenti (chiamata “oggetto”) con una selezione di concetti effettuata a monte : parla di circa 3,5 miliardi di diversi attributi impiegati finora per questa organizzazione, per il momento concentrata su 500 milioni di “oggetti”.
Così Knowledge Graph, che Google definisce “il primo passo verso la nuova generazione dei motori di ricerca”, promette di portare informazioni che sono rilevanti rispetto alla parola chiave, pur non citandola direttamente. Se si cercano informazioni su un pittore rinascimentale, dice BigG, il sistema restituirà risorse utili a documentarsi a tutto tondo sul movimento artistico, altri nomi famosi del periodo, tecniche di pittura ecc.
Graficamente Knowledge Graph segue una strada non dissimile da quella imboccata dal nuovo redesign di Bing: offre una colonna di risultati che occupa la fascia destra della pagina affiancandosi ai risultati tradizionali ed opzioni che permettono di affinare la ricerca originale definendo meglio l’oggetto: l’esempio che fa Mountain View è quello del “Taj Mahal”, parola che può riferirsi al monumento, ad un casinò, ad un musicista o ad un ristorante indiano nelle vicinanze.
Sempre sulla destra troveranno poi spazio le informazioni ritenute fondamentali sull’oggetto, organizzate in una sorta di specchietto in stile Wikipedia, selezionate in base alle precedenti ricerche aggregate compiute sull’argomento da altri utenti. Inoltre, accanto a queste trovano spazio curiosità e fatti che potrebbero in ogni caso risultare interessanti per l’utente perché, appunto, meno noti.
Dietro le quinte, in pratica, Knowledge Graph si appoggia a dati raccolti negli anni e su quanto finora cercato dagli utenti: una questione che ha naturalmente spinto gli osservatori a continuarsi a chiedere fin dove può arrivare l’occhio indiscreto di Google e cosa impedisce di fare invece il vincolo alla privacy degli utenti, anche se i loro dati vengono trattati in maniera aggregata.
Google, d’altronde, nel frattempo ha aumentato i dati raccolti e indicizzati dalle sue applicazioni web-crawling , i suoi bot: secondo lo sviluppatore canadese Alex Pankratov questi hanno ora imparato a comportarsi “più da umani” facendo girare anche i contenuti JavaScript e arrivando così ad esplorare anche i contenuti dinamici delle pagine.
Claudio Tamburrino