Durante il processo sui rimedi in corso a Washington sono emerse altre interessanti informazioni sui contratti sottoscritti da Google con i produttori di smartphone. Dmitry Shevelenko, Chief Business Officer di Perplexity, ha dichiarato che l’azienda di Mountain View ha impedito a Motorola di impostare il chatbot come assistente digitale predefinito.
Google ostacola i concorrenti?
Oltre alla vendita di Chrome e all’accesso ai dati di ricerca, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha chiesto al giudice di imporre l’annullamento dei contratti che prevedono Google come motore di ricerca predefinito. L’argomento riguarda anche la funzionalità di ricerca AI integrata nei chatbot.
Durante la sua testimonianza, Dmitry Shevelenko ha evidenziato l’impossibilità di avere Perplexity come assistente predefinito sui dispositivi di Motorola. In base al contratto sottoscritto con Google, il produttore statunitense non può scegliere un assistente alternativo. L’app di Perplexity può essere solo preinstallata sui nuovi dispositivi (come avverrà presto anche sui Galaxy di Samsung), ma l’icona non può apparire sulla schermata home.
Il dirigente di Perplexity ha inoltre sottolineato che Google ostacola la modifica dell’assistente predefinito tramite una complicata procedura. Shevelenko ha impiegato circa 15 minuti per sostituire Gemini con Perplexity. Produttori e operatori telefonici dovrebbero essere “liberati” da queste restrizioni.
Il dirigente ha anche ipotizzato la possibile acquisizione di Chrome, se il giudice imporrà la vendita a Google. Il CEO Aravind Srinivas spera però che ciò non accada. Perplexity dovrebbe eventualmente acquistare Chrome solo per evitare che finisca nelle mani di OpenAI. Il rischio è che venga chiuso il progetto Chromium, bloccando di fatto lo sviluppo dei browser basati sullo stesso codice.
Durante il processo sono stati svelati alcuni dati su Gemini. Il chatbot di Google ha 35 milioni di utenti attivi giornalieri e 350 milioni di utenti attivi mensili nel mondo.