Google ha individuato nei ” widget ” la nuova frontiera della pubblicità personalizzata. In quel di Mountain View hanno pensato bene di permettere agli inserzionisti di sfruttare i cosiddetti Google gadget per realizzare campagne pubblicitarie.
Queste piccole applicazioni sono spesso diffuse gratuitamente, sono facilmente implementabili dai siti più diversi e permettono di accedere a servizi di ogni genere: dalle previsioni del tempo, al videogaming, alla conversione delle valute. E ormai i widget appaiono sui desktop di milioni di persone – negli Stati Uniti il 48% degli utenti (Fonte: comScore). Per questo motivo Google offre più di 14 mila gadget, che da ieri possono essere personalizzati – o realizzati da zero – a scopo pubblicitario. Quindi, anche una semplice cornicetta, che contiene magari un player per lo streaming, può essere addobbata a dovere per la felicità di marchi di ogni genere.
“A nostro parere è un modo per creare un ambiente dove Internet è arricchito di pubblicità veramente utile”, dichiara Christian Oestlien, business product manager di Google. L’unico vistoso limite dell’iniziativa è che per far funzionare i gadget è necessario istallare la piattaforma Google Desktop .
Sotto il profilo prettamente tecnico il “Gadget Ads program” fornisce agli inserzionisti i tool specifici per realizzare e gestire widget da inserire nel network AdSense.
Come riporta il NewYork Times, si tratta certamente dell’iniziativa più aggressiva di Google per attrarre i grandi marchi che amano le novità appariscenti, e disdegnano le comuni campagne testuali.
Inoltre, non si può dimenticare il vantaggio di non aver bisogno del click dell’utente: i widget si aggiornano costantemente nei contenuti – e nel messaggio pubblicitario, volendo – senza che sia sempre necessario un click. Allo stesso tempo è stata prevista l’opzione “viral marketing”: l’utente se vuole può integrare i widget che preferisce sulle pagine personali di Facebook e MySapce.
“I consumatori sono attirati verso i contenuti da più canali”, ha spiegato Oestlien. “È ciò che noi chiamiamo componentization del web “. Una sorta di deframmentazione di moduli intercambiabili.
Il modello di business è sempre lo stesso: gli inserzionisti partecipano ad una asta per aggiudicarsi le parole che consentono di comparire nel network con il proprio widget. Invece di fare pagare il click, però, Google utilizza un sistema di valutazione dell’interazione. “Non cerchiamo di monetizzare ogni singola novità, vogliamo solo che gli inserzionisti possano realizzare campagne creative utili agli utenti”, ha aggiunto Oestlien.
“Le widget sono un sogno per gli inserzionisti”, ha sentenziato Dimitry Ioffe, CEO di Media Banners. “Permettono di estendere la portata di un marchio oltre i siti ufficiali e farli vivere quando (e quanto) i consumatori desiderano”.
Dario d’Elia